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Costanzo, ballerino per una notte

Maurizio Costanzo

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Ancora una volta sorprende tutti. Con ironia e nonchalance. E, dopo il suo recente passaggio da Mediaset in Rai, dopo l'annuncio di una co-conduzione con Antonella Clerici nella serata finale di Sanremo (dove ogni mattina condurrà anche il question time del festival), Maurizio Costanzo si trasforma ora in ballerino. Sabato prossimo a «Ballando con le stelle» improvviserà un ardito cha cha cha. Costanzo, ballerino solo per una notte? «Solo per un minuto. In realtà è tutto un gioco, tra me e il direttore Mauro Mazza, per annunciare che da sabato 30 gennaio su Raiuno andrà in onda la prima delle sedici puntate di "Memorie dal bianco e nero", programma ideato da me e raccontato da Enrico Vaime. Tra immagini di repertorio e interviste, tra cui una a Antonello Falqui, ripercorreremo i vari generi televisivi, dalla fondazione della Rai a oggi. Si comincia dallo sceneggiato e dalla fiction, per passare al varietà, ai quiz, al talk e per finire con il reality». Intanto ha già preso qualche lezione di ballo. «È venuta da me un'insegnante alla quale ho però spiegato che il mio sarà un minuto di gioco e preferisco improvvisare». Cosa ballerà? «Un cha cha cha, il ballo che più mi piace. Lo ballai persino con Abbe Lane, la regina del cha cha cha, una ventina d'anni fa. Ma resto un autodidatta e danzerò soprattutto per giocare, per dimostrare che l'Italia è un Paese serioso e non serio. O come diceva Flaiano, "la situazione è disperata ma non seria"». Cos'altro bolle in pentola nei suoi progetti Rai? «Non ho fretta. E di lavoro per i prossimi mesi ne ho già abbastanza. Ma certo, penso anche a un talent show artistico e poi mi piacerebbe condurre di nuovo un Bontà loro 2». Come è mutato in questi anni il talk show? «È strettamente legato al carattere del conduttore. Non c'è regola. Si lavora con la parola». Ha in mente cosa farà nella serata finale di Sanremo? «Quello che faccio da una vita. Intervisterò qualche ospite, ma non mi chieda i nomi perché ancora non abbiamo deciso chi saranno. Ho scritto tante canzoni ma come autore non sono mai andato Sanremo e in 50 anni di carriera sarà la mia prima volta sul palco dell'Ariston». Ci ha pensato però sua moglie ad andarci prima di lei. E a proposito di Maria, «Amici» è ormai diventata un'agenzia di collocamento.  «Sì, sono ragazzi straordinari. Chiedono artisti ad "Amici" persino dal San Carlo di Napoli». Lei, che a La Sapienza ha una cattedra di Teoria e tecnica del linguaggio televisivo, cosa insegna ai suoi studenti? «Ad essere umili e tenaci, a coltivare una passione e a non usare scorciatoie. Alla fine quelli bravi trovano sempre spazio. Pensi alla Amoroso che ha vinto "Amici" e ha condotto un programma con Morandi. O Marco Carta che ha vinto Sanremo. Questa è bravura. Purtroppo c'è stato un periodo in cui si pensava che "chiunque poteva". Ma non è così».  Qual è la condizione del teatro in Italia? «Dopo che Tremonti ha tagliato i contributi si va avanti con fatica. Sono presidente dell'associazione Voglia di teatro e condivido la stessa angoscia di tanti gestori e produttori di teatri privati. Il futuro del teatro in Italia è legato a Tremonti: non ci resta che sperare».

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