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«Accendiamo i riflettori sui misfatti seppelliti»

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Troppospesso la tv è lontana dalla realtà, è overdose d'intrattenimento». Alessandro Jacchia, che con la sua Albatross ha prodotto «Lo scandalo della Banca Romana», sciorina le sue fiction di successo. «La nostra mission è azzeccata, ce lo dice l'audience. "L'uomo che sognava con le aquile" affrontava il nodo glocal, col formaggiaio che non voleva fare un cacio di plastica. Ha avuto il 39% degli ascolti, toccando i primi posti dei film tv degli ultimi 15 anni». Alla «La vita rubata» si oppose Mastella, allora ministro. «Era la storia di Graziella Campagna, uccisa dalla mafia nel 1985. Ventitrè anni dopo il processo era ancora in corso. I magistrati di Messina volevano fermare la messa in onda. Non ci riuscirono». Anche lo scandalo della Banca Romana parla di oggi. «Abbiamo cominciato a pensarci nel 2005. Evidentemente qualcosa era nell'aria». Maturava l'incubo dei derivati. «Sa, li chiamo racconti di avvertimento. Con una morale: guardate che cosa accade se allo strapotere della finanza non viene messo un freno. Ma c'è anche un altro input, nel crac che travolse Giolitti. Quello dell'impunità. Andarono a giudizio 200 persone, ma nessuno pagò». Venderete il film all'estero? «Come titolari dei diritti possiamo farlo. Siamo in trattative con Spagna, Argentina e Francia». In cantiere? «Cinzia Torrini gira in Argentina una storia in onda a settembre su Raiuno. Lo sfondo è la Maremma fine '800, terra depressa e impreparata all'arrivo del nuovo. Poi una serie, "Il restauratore". Con lo straordinario Lando Buzzanca. Che sistema mobili e anime». Li. Lom.

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