Sophia Loren: "Rimpiango quel film mai fatto con Fellini"
"Be Italian", tra passione, fantasia, lussuria, amore, arte, eleganza e sogni: questo lo slogan di «Nine» il musical di Rob Marshall ispirato a «8 e mezzo» di Fellini e dal 22 gennaio in 250 copie distribuite da 01. Evidentemente serviva una produzione americana per rendere omaggio ai 90 anni che avrebbe compiuto Fellini il 20 gennaio, ma anche al cinquantenario che celebrerà il 5 febbraio l'uscita de «La dolce vita», il film più celebre del maestro riminese. Già favorito agli Oscar e candidato a 5 Golden Globes, il musical rievoca l'atmosfera che si respirava a Roma nel 1964, tra brio creativo e perdizioni notturne. Ambientato tra gli studi di Cinecittà, Ponte S. Angelo, il lungotevere, piazza del Popolo, via Veneto, fino ad alcuni scorci di Anzio, Anguillara e Sutri, il film ha ricevuto però una tiepida accoglienza. Tratto dall'omonimo musical di Broadway di Arthur Kopit con le musiche di Maury Yeston (a sua volta ispirato a «8 e mezzo») il musical inanella personaggi che invitano a cercare paralleli con la biografia di Fellini, alias Guido Contini interpretato da Daniel Day Lewis, che imperversa sulla storica Spider azzurra. C'è la moglie Giulietta Masina (Luisa, Marion Cotillard); l'amante (Sandra Milo alias Carla, Penelope Cruz); Claudia (Nicole Kidman) che rievoca la Cardinale, sua musa ispiratrice; la giornalista di Vogue (Kate Hudson); Lili, la prostituta che lo iniziò al sesso (Stacy Ferguson); la sua fidata costumista (Judi Dench) e la sua bellissima madre (Sophia Loren). Oltre ad un ricco cast di attori italiani, tra i quali Martina Stella, Monica Scattini, Giuseppe Cederna, Roberto Citran (nei panni di un misterioso dottor Rondi), Ricky Tognazzi, Valerio Mastandrea e Elio Germano. Signora Loren, perché ha accettato questo ruolo? «Quando mi ha telefonato Marshall per propormi la parte ho detto subito sì, il mio sogno era interpretare uno di quei musical che vedevo fin da bambina, come quelli con Carmen Miranda. Sono stata felice di cantare la ninna nanna "Guarda la luna" ed è stato magico ballare con Daniel Day Lewis con attorno centinaia di candele e di specchi. Ho fatto il massimo per essere all'altezza di un musical americano». C'è un parallelo tra due attori come Mastroianni e Day-Lewis? «No, sono troppo diversi. Daniel è inglese, ha dovuto studiare Fellini per ricostruire il suo personaggio. Marcello invece rispecchiava il mondo di Fellini, era a sua completa disposizione, faceva tutto quello che lui gli chiedeva». Qual è il suo ricordo più bello di Fellini? «La consegna dell'Oscar alla carriera a Federico nel 1993. A Los Angeles eravamo sul palco io e Mastroianni. Una serata memorabile, la sua ultima apparizione in Usa, mi commosse quando disse: "ora vedrete tutti mia moglie piangere". E poco dopo un primo piano ritrasse la Masina in lacrime, mentre lui gridava: "Giulietta don't cry!"». Ha rimpianti per non aver mai fatto film con Fellini? «Sì, anche se io e mio marito provammo ad avere degli approcci con lui, ma per questioni commerciali non riuscimmo a realizzare nulla insieme. Avvicinarmi a lui grazie ad una produzione americana è stato molto commovente». Fellini è un po' dimenticato? «Non mi pare. E non più di De Sica, Antonioni e tanti altri. Il cinema italiano è stato molto importante e ricco di celebrità».