Una commedia vitale che privilegia i sentimenti
"La prima cosa bella", di Paolo Virzì, con Valerio Mastandrea, Micaela Ramazzotti, Stefania Sandrelli, Claudia Pandolfi, Italia, 2009-2010. Viva il cinema italiano! Peppuccio Tornatore, Carlo Verdone e Paolo Virzì hanno realizzato in questa stagione i film più importanti delle loro pur già tanto fortunate carriere. Oggi, per riuscirci, Paolo Virzì, con «La prima cosa bella», in uscita a giorni nelle sale, è tornato nella sua Livorno, come ai tempi di «Ovosodo», e ci ha detto di due fratelli, Bruno e Valeria, e di una madre, Anna, che ci fa incontrare dagli anni Settanta, alternando nel racconto il presente con i momenti che lo seguono o lo precedono non dicendoci subito con una fertilissima trovata narrativa, che al centro c'è sempre quel terzetto, lasciando invece che, a parte l'indicazione, in ogni epoca, degli stessi nomi, alla scoperta si arrivi a poco a poco, senza mai che nascano ambiguità o momenti oscuri, favorendo anzi, su tutta l'azione, l'insorgere di atmosfere se non proprio misteriose certo in più risvolti sospese. Con la possibilità che i climi, anche quando li accendono la commedia o la cronaca, semplice, inclinino decisamente verso il dramma. Una madre e due fratelli, dunque, a tratti con un padre in contrasto con la moglie che vede frivola e sospetta infedele, non di rado a ragione. Poi la morte di questi, i bambini cresciuti, Valeria pur con la propria vita, sempre a fianco della madre, Bruno, andato invece lontano, solo di ritorno quando la sorella sarà costretta a informarlo che la madre è morente in ospedale. Una madre, però, che, nonostante la situazione, non ha perso il fuoco, tanto che, presenti i figli, si sposerà con unantico spasimante e che, con questo ultimo gesto, porterà, tra le lacrime già pronte, l'ombra gentile di un sorriso. Allegria e pianti, questi secondi prevalendo in un finale in cui Virzì, sia pure con misura, privilegia la commozione. Vincendo come narratore ma riuscendo a dominare le sue immagini anche con una maturata vitalità di stile. Riflessa poi nell'interpretazione di tutti. Bruno adulto è Valerio Mastandrea, con sobria intensità, Valeria, a quella stessa età, è Claudia Pandolfi, nelle vesti della madre alla fine c'è, con autorità quasi tenera, Stefania Sandrelli, mentre, a lei da giovane dà volto, con incisività, Micaela Ramazzotti. Un quartetto tra i migliori che si sia imposto di recente sui nostri schermi.