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Sabrina Fantauzzi Roma potrebbe presto avere un quarto arco di trionfo: quello di Adalberto Libera, ideato per l'E42 nel 1938, ma mai realizzato a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

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Interpellatodal Sole 24 ore per la costruzione del monumento ai caduti italiani nelle missioni di pace, Salingaros ha suggerito di recuperare il progetto dell'architetto razionalista. Una provocazione? Potrebbe anche essere. Ma l'idea piace agli italiani che nel sondaggio realizzato dal quotidiano di Confindustria dimostrano una predilezione per il monumento razionalista: su 30 progetti disegnati da altrettanti architetti, alcuni dei quali di fama internazionale, l'Arco di Libera «vola» oltre il 32% dei consensi. Un dato sorprendente che sancisce la fine di quella damnatio memoriae che ha gravato sull'architettura razionalista per oltre un settantennio. L'idea di ricostruire l'arco non è inedita. È da qualche anno infatti che a fasi alterne se ne parla. In origine la questione è stata affrontata da un punto di vista culturale, solo dopo in termini politici. Nel 2007, infatti, il Centro Studi Architettura Razionalista, la fondazione incardinata nell'Eur Spa che si occupa di valorizzare l'architettura del ventennio, ha pubblicato una monografia sull'opera incompiuta di Adalberto Libera nell'ambito di un processo di completamento e di riqualificazione del quartiere romano. «L'arco – dice Cristiano Rosponi, presidente del Cesar - rappresenterebbe non solo l'occasione di ripristinare segni e funzioni previsti nel Piano di Piacentini, ma soprattutto una testimonianza vivente di come poter coniugare modernità e tradizione». L'allora capogruppo di Alleanza nazionale in consiglio comunale di Roma, Marco Marsilio, presentò un emendamento alla finanziaria 2007, per uno studio di fattibilità in project financing. La giunta Veltroni era d'accordo e l'emendamento fu approvato dal consiglio comunale di Roma. Con la vittoria di Alemanno, la ricostruzione dell'arco fu sponsorizzato dal deputato del Pdl, architetto, Fabio Rampelli che vedeva nell'arco di Libera la possibilità di dotare l'Eur, quartiere monumentale senza monumento, di un suo segno distintivo capace di attrarre turisti e generare economie importanti per la Capitale. Si scatenò un finimondo: la proposta venne subito bocciata dall'assessore alla Cultura Umberto Croppi e dalle sacre vestali dell'intellighentia italiana per le quali l'architettura razionalista tutt'al più va solo abbattuta, si veda la teca di Morpurgo per l'Ara Pacis sostituita con quella stile hollywoodiano di Richard Meier. Da quel momento però la «provocazione» ha cominciato ad avere sostenitori anche d'oltralpe. L'archistar francese, Rudy Ricciotti, intervistato dal Cesar, ha difeso l'idea: «Il progetto di Libera era un progetto più che futurista, era un progetto romantico che si sviluppava oltre il simbolismo, oltre il suo tempo. Se fossi il sindaco di Roma Alemanno lancerei un concorso per sapere come costruirlo, con quale materiale, con quale "igiene costruttiva". La sfida è interessante perché potrebbe generare una gara virtuosa tra ingegneri, architetti, industria del cemento. Si potrebbe sviluppare una bella ricerca scientifica. Io parteciperei, certo, ma verrei armato». Ricciotti, anche lui partecipante al concorso del Sole 24 ore per il monumento ai caduti con il progetto del «L'anima del Paracadutista», sostiene che l'Arco di Libera possa rappresentare il riscatto dell'architettura razionalista, ma anche uno strumento per consentire alle aziende italiane del cemento di dimostrare il grado di eccellenza tecnologica raggiunto. Last but not least, il sottosegretario ai Beni Culturali, Francesco Giro: «Sarebbe una sfida da grande Capitale europea». Secondo il sottosegretario si tratta di un progetto ambizioso da realizzare attraverso un concorso internazionale di idee e di progettazione per celebrare il 150^ anniversario dell'Unità d'Italia. Ma non hanno parlato soltanto i politici e i tecnici. In una lettera sul Corriere della Sera, un semplice lettore si schiera a favore del progetto chiedendo perché Alemanno non si sia ancora espresso al riguardo. Sarebbe un coronamento di un sogno, risponde il titolare della rubrica. Insomma, dalle alte sfere culturali, l'Arco di Libera traccia un solco sulla strada della politica, per poi aprire una breccia nel cuore dei romani. È questo l'humus nel quale nasce e si sviluppa il dibattito sull' l'Arco di Libera. Rilanciata da Nikos Salingaros sul Sole 24 ore come monumento ai caduti, l'opera non sarebbe più un arco di trionfo in senso canonico ma un arco per commemorare il sacrificio dei nostri caduti italiani negli scenari di guerra internazionali. Di certo, una sua eventuale vittoria marcherebbe, ancora una volta di più, quel desiderio tutto italiano di finirla con i segni autocelebrativi di archistar insofferenti all'identità e al contesto urbanistico locale. Nostalgia di un'architettura tradizionale che, come la nostra madrelingua, ci parli italiano. Ed è quello che vuole il popolo di internet, anzi della rete.

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