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Pazzaglia, buono e spietato

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DiRiccardo Pazzaglia: «Specchio Ustorio - Fatti, persone e cose realmente esistite centrate dal raggio infallibile della satira», Grimaldi & C. Editori, 229 pagine, 24 euro. «Sodi spesi bene», direbbe l'ineffabile Riccardo, con l'incredibile capacità di fare affermazioni gustosamente piccanti con l'impassibilità di un giocatore di poker. E sì, perché Riccardo Pazzaglia, classe 1926, che l'unico torto che ha fatto al mondo della cultura italiana è stato di andarsene troppo presto, il 4 ottobre 2006, è stato come un giocatore di poker. Con il viso impassibile da tavolo verde, impostava il suo gioco, cambiava le carte in tavola e poi, quando calava il punto, sapeva sempre stupire. Una volta in un noto talk show dichiarò che il suo compito, in queste occasioni, era di tenere viva la conversazione, di rendere movimentata la serata con le parole. «Insomma - concluse - io sono uno stimolatore orale». Risolini qua e là e poi scroscio di risate della platea, con lui che stava lì, con l'aria ingenua, guardando il pubblico come per chiedere cosa ci fosse da ridere. E questo faceva ridere ancora di più. Riccardo Pazzaglia è stato un vero filosofo, ma non di quelli che poi cercano di ricavarne qualcosa; era un puro «amante della conoscenza». Dal pensiero assolutamente internazionale, da vero uomo del Sud, nella vita aveva fatto di tutto, senza mai cercare il successo traboccante che, a pensarci bene, lo avrebbe infastidito. Fu scrittore e conduttore radiofonico. Soprattutto è stato uno strepitoso autore di testi di canzoni. Lavorò tanto con Domenico Modugno. Fu anche regista e apprezzatissimo attore (e chi se lo scorda in «Il mistero di Bellavista»), ma preferì sempre restare dietro le quinte. «Specchio ustorio», straordinaria raccolta di corsivi satirici apparsi sul quotidiano «Il Mattino», riempie una lacuna, fissa su carta l'eredità di un pensatore, acuto e indulgente, che sapeva ridere e far ridere. Tra gli articoli, realizzati tra l'87 e il '99, uno scritto del 1989 che, in epoca di caccia al fannullone di Brunetta è di grandissima attualità: «Sarebbe divertente se i carabinieri, una volta compilata la lista degli assenteisti di un ministero, cercassero di scoprire dove e in quale altra attività lavorativa quegli stessi assenteisti, in quel momento, stanno lavorando. Perché parlare di questi assenteisti come di gente che non ha voglia di lavorare significa non aver capito che chi non è presente al suo posto di lavoro ne sta facendo un altro... Avendo moltissimi italiani anche una seconda casa, una seconda mogli e secondi figli, è naturale che abbiano anche un secondo lavoro». Riccardo ci manchi.

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