SOUL KITCHEN, di Fatih Akin, con Adam Bousdoukos, Moritz Bleibtreu, Birol Unel, Germania, 2009.

Basterebbericordare, qualche tempo fa, l'Orso d'oro a Berlino per «La sposa turca». Erano tutti comunque film densi di occasioni drammatiche, fino, non di rado, alla lacerazione. Oggi invece il clima è totalmente diverso se non addirittura all'opposto: festa, musiche, allegria, lieto fine; tutto sul versante della commedia. Siamo, ancora una volta, ad Amburgo dove Akin è nato ed è sempre vissuto. Due fratelli di origini greche, uno, Zinos, lavoratore integerrimo, l'altro, Illias, così scapestrato e infingardo da essere da poco uscito di prigione, però, ancora in libertà vigilata. Zinos gestisce un ristorante ed è fidanzato con una giornalista tedesca che sta partendo per Shanghai, Illias, per giustificarsi con quelli della prigione, finge di lavorare con lui. Seguono però vari rovesci. Sul ristorante c'è gente che ha delle mire, Zinos contrae un'ernia del disco che gli impedisce per un po' di lavorare, Illias, sostituendolo, gli combina molti guai, fino a perdere il ristorante al gioco proprio mentre la fidanzata del fratello interrompe il loro rapporto... La conclusione, però, non è negativa, in ossequio appunto a quei toni da commedia che, pur fra quel seguito di disastri, hanno cominciato a intuirsi fin dall'inizio. Akin, che si è scritto anche il testo, ha disseminato l'azione di personaggi, in primo e in secondo piano, tutti coloriti con abilità, puntando, e non solo a margine, su musiche e canti (lo stesso titolo, del resto, discende da una canzone dei Doors), indulgendo forse un po' troppo all'ottimismo, all'opposto dei suoi film precedenti, ma riuscendo sempre a giustificarlo con una attenta logica narrativa e con ricerche psicologiche a carico di ciascun personaggio motivate e studiate: in cifre lievi ma ad ogni svolta precise. Vi concorrono degli interpreti la maggior parte già incontrati nel cinema di Akin e tutti, perciò, pronti ad aderire partecipi ai suoi suggerimenti. Citerò, in mezzo, soprattutto il greco Adam Bousdoukos, nei panni di Zinos, e il tedesco Moritz Eleibtreu in quelli di Illias: una coppia di fratelli molto ben assortita.