Arriva lo "Schiaccianoci horror"
{{IMG_SX}}Uno «Schiaccianoci» poco natalizio, senza sorriso se non sardonico, senza giocattoli se non minacciosi e impaurenti, senza fate se non con costumi sado-maso, senza albero di Natale se non nascosto da video ossessivi: è questo il nuovo Schiaccianoci coreografato da Mario Piazza per l'infanzia che non c'è, quella di oggi, e che questa sera andrà in scena al Teatro Olimpico per la stagione della Filarmonica Romana. Si tratta di una collaborazione col Balletto di Roma, compagnia di danza fra le maggiori nella Capitale, che ha fornito alla coreografia dell'italo-canadese Mario Piazza (qui coadiuvato da Ludovic Party) gli eccellenti ballerini: tra di essi, solista d'eccezione, spicca André de la Roche, il nippo-americano collaboratore di Bob Fosse, che oggi va per la maggiore. Questo «Schiaccianoci» ha più del racconto noir di Hoffmann da cui è tratto, che l'atmosfera da fiaba del balletto di Petipa coreografato da Ivanov (1892), in cui - alla vigilia di Natale - Clara riceve dal padrino Drosselmeyer il pupazzetto Schiaccianoci. Esso nel sogno della fanciulla si trasforma in Principe che le fa conoscere l'amore, portandola nel mondo dei balocchi, dei dolci e dei giocattoli, sparendo però al risveglio. Ma ora invece colori rutilanti e costumi da baldracche (disegnati da Giuseppina Maurizi) ricoprono – o meglio scoprono - le ballerine, mentre corde e borchie stringono ballerini bionici, in un mondo in cui Clara (Azzurra Schena) e il suo Schiaccianoci (il camaleontico André de la Roche, che è anche una felliniana Fata-Confetto «en travesti») vengono assorbiti e storditi dalla televisione e dai miracoli tecnologici, ripetendone violenze e brutalità. La dolce fiaba ottocentesca di Petipa in un fragore assordante cede il posto all'orrore e al grottesco, in cui l'infanzia sparisce e in sua vece ritroviamo noi stessi, col mondo che abbiamo voluto e creato. La nuova drammaturgia è di Riccardo Reim e le luci, che sono assai suggestive, sono di Emanuele De Maria.