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Inseguendo Romy

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Quando morì - a Parigi, il 29 maggio 1982, e aveva 44 anni - si disse infarto, ma si pensò overdose di barbiturici, e anche a un suicidio. Come Marilyn. Ma nessuno poteva immaginare che Romy Schneider - fulgida e inquieta da sempre - potesse essere spiata, pedinata, «lobotomizzata» dalla Stasi, la polizia segreta della Ddr. E non lo si poteva immaginare perché non sembrava, negli ultimi anni di vita, una donna in grado di invischiarsi in trame segrete. Era solo un relitto di se stessa, resa così dal dolore più grande in mezzo ai tanti che aveva avuto. Dieci mesi prima era morto il figlio di 14 anni. Un incidente. Scavalcava esuberante un cancello, rimase infilzato dalle lance. E poi Romy non si era mai ripresa dalla fine dell'amore con Alain Delon, un legame che due matrimoni, dopo, e la nascita di due figli non erano riusciti a farle dimenticare. Invece la «Bild», il quotidiano di Amburgo, rivela che fino all'ultimo respiro Romy - l'austriaca trapiantata nella Ville Lumiere convinta proprio da Delon - era guardata a vista dagli sbirri di Berlino Est. Lo testimonia un faldone spuntato fuori a ridosso dalle celebrazioni per la caduta del Muro. I documenti dicono che la Sissi di celluloide - tanto amata dal pubblico e tanto utile a rilanciare il mito degli Asburgo che le ferrovie austriache hanno dato il suo nome a un treno - passava soldi all'opposizione del regime della Ddr. Steffen Meyer, portavoce della «Birthler Behoerde», l'autorithy che conserva l'archivio della Stasi, ha spiegato alla Bild che la Schneider fu seguita non appena cominciò a sostenere il "Comitato per la protezione della libertà e del socialismo", nato nel 1976 a Berlino Ovest, che lottava per la liberazione dei prigionieri politici della Ddr. Fu il ministero per la Sicurezza dello Stato, responsabile della Stasi, a impartire l'ordine "urgente" di spiare l'attrice. Era il 28 dicembre 1976. Due anni dopo, il 19 gennaio 1978, sui documenti raccolti venne apposto il timbro "Segreto!". Insomma, la diva di Visconti, la Califfa di Bevilacqua schedata come sospetta dagli agenti segreti di Honecker. C'era un rapporto sempre aggiornato sulla "persona di Romy Schneider, nata a Vienna nel 1938, cittadina austriaca, attrice, abitante a Berlino, Winklerstrasse 22". Come obiettivi d'indagine venivano indicati la documentazione dei titoli di viaggio suoi e degli accompagnatori. E c'era l'ordine di mobilitare immediatamente l'unità spionistica se l'attrice avesse attraversato la Ddr per recarsi a Berlino Ovest. Che fosse attiva nell'impegno contro il regime lo dimostra il fatto che Romy riuscì a convincere i suoi amici parigini Yves Montand e Simone Signoret, dichiaratamente di sinistra, ad aderire al comitato pro perseguitati politici. Ecco un rapporto della Stasi: «Sch. ha appoggiato lo "Schutzkomitee" con versamenti in denaro ed ha ottenuto l'iscrizione di Yves Montand e di Simone Signoret». E poi: «Ha firmato il 25.9.1981 la "lettera aperta" al compagno L. Breznev di Havemann». E Havemann era uno scienziato-filosofo dissidente della Ddr. Ma lei viveva pericolosamente soprattutto per gli accidenti della vita. Giovanissima, dall'Austria era andata in Germania perché non sopportava il patrigno. Dopo i primi due film su Sissi il pubblico l'adorava ma lei era stufa del ruolo e fece di malavoglia la terza pellicola. Nel 1958, su un set, il colpo di fulmine con Delon, il trasferimento a Parigi e la fine di quell'amore, nel '64, perché lui non voleva sposarla. Romy reagì con i contratti di Hollywood, poi col matrimonio. Scelse Herry Meyen, un regista tedesco. Fu lui a consigliarle pillole e vino per reagire al dolore per la perdita del padre. E Romy, depressa, cominciò a dipendere dall'alcool e dagli psicofarmaci. Divorziò da Meyen, si risposò col suo segretario, Daniele Biasini, 11 anni più giovane. Ma lo lasciò, per paura di essere tradita e abbandonata. Poi la morte del figlio e, dieci mesi dopo, la sua. Al funerale Delon lasciò un biglietto sulla bara: «Non sei mai stata così bella». Ma di lei, qualche giorno dopo, il 7 giugno, la Stasi annotava a mano sul dossier segreto: «Deceduta il 29-5-1982».

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