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Un segugio con la lente e maestro di arti marziali

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Sherlock Holmes come James Bond. Dedito più di lui alle arti marziali, incline con maggior foga all'alcol (senza però privilegiare il Dom Perignon) e pronto, con violenza anche più marcata, a contrastare un nemico alla Goldfinger che qui, nella Londra vittoriana, è un patrizio folle deciso a dominare il mondo, o al minimo l'Inghilterra, con una dittatura sostenuta per un verso da una setta esoterica e per un altro da forze oscure pervase da echi magici. Questa storia non la si ritrova né nei quattro romanzi né nei cinquantasei racconti che Conan Doyle ha dedicato al suo eroe con pipa e mantellina, ma Lionel Migram e Michael Robert Johnson che l'hanno scritta e Guy Ritchie che poi l'ha portata sullo schermo li hanno riecheggiati un po' tutti facendo sempre del celebre detective un ragionatore che anche quando fa duramente a pugni continua a far guidare le sue mosse dal suo genio per le deduzioni e affiancandogli ancora una volta il Dottor Watson, socio e complice anche se qui spesso gli si oppone per decise diversità di caratteri, non lontano, in qualche momento, da una qualche ostilità. L'intreccio, però, e l'avvicendarsi in mezzo dei vari personaggi via via coinvolti hanno un'importanza minore rispetto ai cipigli e ai modi con cui li ha rappresentati Guy Ritchie tornando ai felici momenti del suo "Snatch". Intanto la cornice. Una Londra ottocentesca che sembra uscita da litografie d'epoca. Poi quel protagonista capace di abbattere gli avversari sia con i pugni sia con quei ragionamenti sottili che non tardano a farlo presto arrivare alla soluzione dei problemi. Con Watson al fianco, cui non dice mai "elementare" dopo un ragionamento, ma che, anche quando lo contesta polemico finisce sempre per assecondarlo, pur condividendone di rado l'aggressività esuberante. Risultato. Un'avventura concitata e frenetica, con ritmi volutamente mozzafiato (anche quando li attraversano battute spiritose) e immagini quasi sempre plumbee e tetre che non smentiscono le cifre esoteriche cui tutto si affida. Sherlock Holmes è Robert Downey Jr., con una grinta da supereroe, Watson è Jude Law, intento abilmente a proporsi come il suo opposto. Nonostante le affinità conclamate.

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