Largo ai giovani "talenti"
Volevate il ricambio generazionale? Eccolo: nel Paese dei brontosauri che restano attaccati alle poltrone, l'esempio viene proprio dal Festivalone. Che avrà sessant'anni, sarà nazional-popolare, ma quando si tratta di fare largo ai giovani trova finalmente il modo di levare il microfono di mano ai vegliardi. In pensione Al Bano, Spagna, Drupi, Matia Bazar, Umberto Tozzi, Fabio Concato, lo stesso Mango. Tutti trombati. Tra le 16 star di Sanremo (due posti in più di quelli annunciati: segno di una decisione tumultuosa), di agée troviamo solo Toto Cutugno (i cinici sospettano che televisivamente "renda" anche il suo stato di salute), Enrico Ruggeri, che ha scritto un'altra bella canzone sulle donne per ricementare la propria immagine di autore, e Nino D'Angelo, con il suo dirompente brano anti-camorra, interpretato in napoletano: dopo tanto can-can è l'unico dei tanti dialettisti ad approdare all'Ariston. Bocciato il ligure Cristiano De André, spazzato via il lumbard Davide Van De Sfroos, con buona pace dei leghisti. A proposito di vecchiacci, ci sono anche i Nomadi (pezzo no-global), ma si fanno coprire le spalle da Irene Fornaciari, figlia di cotanto Zucchero; e Pupo: ma questo è un caso a parte. Perché il signor Ghinazzi canterà insieme al suo prossimo partner nei "Raccomandati", Emanuele Filiberto (con il sostegno del tenore Luca Canonici), e il tutto assume il sapore di un autospottone firmato Raiuno-Ballandi. Che il principotto sappia azzeccare le note giuste è alquanto improbabile, ma ormai il rampollo Savoia le prova tutte. Balla, si fa spernacchiare come politico, sogna i reality. Quello di Sanremo ("Italia amore mio") è un pezzo patriottico, vagamente filomonarchico: ne sentivamo il bisogno. Poi, inevitabilmente, il caso Povia. Vorremmo non scriverne, e consegnare al silenzio l'ennesima furbata di un cantautore dagli indecifrati talenti, ma dalla indubbia astuzia strategia. Dopo aver vinto Sanremo con una canzone sull'amor coniugale e raccontato come si "redime" sessualmente un gay, eccolo affrontare - un anno dopo la tragedia che lacerò gli italiani - la vicenda di Eluana. La canzone si intitola "La verità", e poiché si sussurra che Beppino Englaro, il padre della sventurata ragazza, possa addirittura materializzarsi al Festival in supporto all'artista, se ne deduce che si riaccenderà il dibattito su una spina da staccare o meno. Il direttore artistico Gianmarco Mazzi parla di un brano che è «un pugno allo stomaco» in mezzo a tanti altri che «saranno sorprendenti e faranno discutere». Ma anche qui: era necessario tornare a speculare su una storia tanto dolorosa? Però l'audience, la polemica, eccetera. Dicevamo dei giovani, che dai talent show hanno conquistato il palco dell'eccellenza. All'appello mancano in tre. Giusy Ferreri (scartata la sua storia sui tradimenti), Alessandra Amoroso (protetta dai suoi suggeritori: pare non avesse un pezzo all'altezza della situazione) e Matteo Becucci, vincitore di "X Factor 2". Però ci sarà la sempre più brava Noemi, che aveva convinto proprio in quell'edizione. E - di diritto - il fresco trionfatore di quest'anno, quel versatile Marco Mengoni su cui puntano già forte gli scommettitori, e che la drammaturgia festivaliera metterà in competizione contro il suo mentore Morgan. Da "Amici", il presuntuoso enfant prodige Valerio Scanu, e da diverse vicissitudini sanremesi i Sonohra, Fabrizio Moro (un inno alla libertà), Simone Cristicchi (dedicherà qualche strofa a Carla Bruni), Malika Ayane (splendida cosa, scritta con Pacifico), Arisa ("Ma l'amore no" è vintage già nel titolo, da vecchia radio a galena) e Irene Grandi, che cerca la rivincita con un'altra perla pop firmata Baustelle. L'altra, "Bruci la città", fu bocciata alle selezioni da Pippone un paio di anni fa. Vuoi vedere che stavolta la toscanaccia si porta via tutto? La scommessa è aperta.