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Questa è una storia vera ma sembra un racconto epico, una favola antica crudele e spietata dal finale edificante

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Siamonel Texas, anno 1836, dove la coriacea Granny Parker dalla lontana Illinois è approdata con la famiglia e altri pionieri. A Navasota, un fazzoletto di terra indiavolata dove «si ammassa tutto ciò che è lurido e velenoso», regno di serpenti, tarantole e scorpioni e «per ogni granello di sabbia c'è una pulce». Lì, Granny e gli altri hanno edificato il proprio paradiso, il Fort Parker che una mattina viene raso al suolo da un gruppo di feroci indiani Comanche. Granny, la matriarca, viene ripetutamente stuprata, suo marito, sua figlia e il genero barbaramente trucidati, i nipoti rapiti. Da quel momento in poi Granny Parker ha un solo scopo: ritrovare i nipoti «indianizzati» e in particolare la prediletta Cynthia Ann. Tutto inutile. Quarant'anni dopo, ormai vecchia decrepita, Granny incontra il capo indiano comanche Quanah, ormai sconfitto e prossimo a rinchiudersi nella riserva. Il capo pellerossa è il figlio di Cynthia Ann. Il cerchio si chiude: Granny Parker ritrova l'unico parente rimastole, nelle cui vene scorre il suo sangue mischiato a quello dell'odiato nemico. È la trama di «La donna che non voleva arrendersi» dell'olandese Arthur Japin (Bompiani ed.) di passaggio a Roma. «Non mi ero mai interessato alla storia degli indiani d'America tanto meno ai film western - dice Japin - Sono venuto a conoscenza dell'incredibile vicenda di Granny Parker durante un viaggio in Texas dove abita mia suocera e ho voluto raccontarla». Erano davvero così crudeli i Comanche? «I più feroci tra gli indiani. Rapivano i bianchi per rimpiazzare i loro morti. Molti li rivendevano. I nipoti di Granny furono costretti, anche, a ripulire le ossa e i teschi dei genitori uccisi. Il caso di Cynthia Ann è invece raro». Una vita dura quella dei pionieri.. «Gli eredi di queste famiglie ancora conservano il ricordo delle gesta. Il Fort Parker è stato ricostruito. Anche la casa di Granny Parker è ancora in piedi ma in decandenza: bisognerebbe trasformarla in un museo. Forse potrei finanziarlo con dei tour turistici dei miei lettori olandesi. I texani sono orgogliosi della terra che hanno costruito. Non è un caso che i presidenti più combattivi vengono tutti dal Texas». Che fine hanno fatto i Comanche, invece? «Si sono integrati, malamente. Vivono in Oklahoma, sono molto grassi e vanno in giro in moto, inebetiti. Rimuovono il passato e presto dimenticheranno pure la loro lingua. Non hanno l'orgoglio degli afroamericani».

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