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"Io e Matilyn" al cinema

Barbara Tabita, Leonardo Pieraccioni e Marta Gastini

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È sfida aperta tra i film italiani di Natale in uscita venerdì, quando a scontrarsi con il cinepanettone della ditta De Laurentiis & De Sica (in 800 sale), ci sarà il film natalizio di Leonardo Pieraccioni. Per la prima volta, il regista toscano si confronta con un fantasy, «Io & Marilyn» (650 copie distribuite da Medusa), portando sotto l'albero il fantasma della Monroe. Rievocando il leggendario «Provaci ancora Sam» con Allen e Bogart, Pieraccioni ha diretto, interpretato e scritto con Giovanni Veronesi, la storia di Gualtiero Marchesi che si chiama proprio come lo chef e vive riparando piscine: l'uomo si divide tra la ex moglie (Barbara Tabita), che lo ha lasciato per un napoletano domatore di circo (Biagio Izzo), sua figlia (Marta Gastini) e i due amici gay (Luca Laurenti e Massimo Ceccherini) che hanno una pasticceria. Nel cast anche Rocco Papaleo, Francesco Guccini, Francesco Pannofino e la sosia vivente di Marilyn, Suzie Kennedy. Pieraccioni, come è nata l'idea di questo fantasy? «Il soggetto è di Veronesi e mi è piaciuto subito. È un argomento insolito ma attuale, un tema che ricorre molto nei film di oggi, ambientati tra vampiri, angeli e aldilà. Sono convinto che quando una persona muore la sua presenza resta nel cuore di chi l'ha amata. Quando il mio personaggio, in piena crisi sentimentale, fa una seduta spiritica con gli amici, arriva Marilyn: la femminilità per antonomasia che gli dà consigli per riconquistare la moglie. È lì la parte comica del film: è assurdo chiedere consigli sentimentali a una donna dalla vita affettiva tanto travagliata». Questa è la sua svolta intimista al cinema? «Ormai ho 45 anni e ho perso la spavalderia di quando giravo "I laureati" o "Il ciclone". Sono più fragile ma non per questo sono diventato triste. Ho una visione dell'aldilà molto serena e un rapporto continuo con i miei cari che non ci sono più ma so che mi ascoltano. Dio è il migliore sceneggiatore: in ogni caso, che ci sia o no l'aldilà, tutto finirà di sicuro con una risata. Nel film affronto anche temi importanti come l'amicizia, l'omosessualità, la famiglia allargata e i sentimenti veri: alla fine, il vero amore del protagonista rimane la figlia». Il suo film non è però un cinepanettone.. «Lo definirei più un cine-digestivo, è il mio film di Natale che esce ogni 2 anni e, dopo il 6 gennaio, ritorno nel sarcofago. È comunque fantastico che due film italiani, il mio e quello con De Sica, riescano a sbancare i botteghini e a vincere contro i kolossal americani. Fare film per me è come andare in vacanza in tenda canadese: sei contento di sudare accanto alle persone con cui stai bene». Qual è stata la scena più divertente sul set? «Quando Izzo, che interpreta un domatore, è stato avvicinato da una tigre che gli ha alzato la zampa davanti per giocare con la cinta del suo accappatoio: Izzo è sbiancato è ha perso la voce per un po'».  Il film sbarcherà anche all'estero? «Sì, abbiamo girato la versione inglese e scritto anche un'accurata sceneggiatura con Anna Stasberg, che detiene i diritti di Marilyn». Crede anche lei che dopo un gesto folle, come l'aggressione subìta dal nostro premier, possa tornare il dialogo? «Lo spero e mi auguro che si tratti davvero di un pazzo che ha operato in modo autonomo e che non sia invece il risultato di un'agitazione politica. Quando finisce il dialogo inizia la guerra e, come diceva a noi bambini la suora a scuola, "le mane no", mai passare alla violenza».

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