Due giorni per imparare che il futuro è nel design
Due giorni allo Ied (Istituto Superiore di Design) di via Branca e di via Alcamo, per parlare di futuro. Con desiners, architetti, scrittori. Odissea in un istituto che, nell'anno della creatività, ha ideato questa manifestazione in collaborazione con la Provincia di Roma ieri a presentare le iniziative Gianpaolo Manzella. «Pubblicamente 2009 ritorno al futuro», si svolgerà il 17 e il 18 dicembre e comprenderà eventi legati, appunto, al design, alle arti visive e alle arti della Comunicazione. Alle ore 11 del 17 dicembre si svolgerà Architectural Mathematas, conferenza di Frédéric Migayrou (curatore Architettura e Design del Centre Pompidou) mentre, alle 16.30, la parola andrà a Niccolò Ammaniti, Tommaso Pincio e Giorgio Vasta per il «Future reading». Sperimentazione con 5 esperimenti di design nello spazio pubblico, di Domitilla Dardi e Patrizia Di Costanzo: l'appuntamento con queste ultime è alle ore 18. Alle ore 19 «Words@futuro, istallazione interattiva di Greyworld, Fabio Lattanzi antinori e Nasonero. Il giorno seguente ci sarà ancor più spazio per la tematica del «futuro». Alle ore 11, quando inizierà la conferenza intitolata «Pinocchio 2.0» di Derrick de Kerckhove, direttore del McLuhan Program di Toronto. Tra le curiosità il «Future jobs» - alle 17.30 del 18 dicembre - di Andrea Natella, con Antonio Ceronia e Arnaldo Funaro: se è vero che gli annunci odierni di lavoro mirano a dipendenti competitivi, quali saranno gli annunci del prossimo futuro? A quale pubblico saranno indirizzati? «Questo è un esperimento - ha commentato il direttore dello Ied Alberto Iacovoni - che lo Ied tenta per la prima volta quest'anno. Cerchiamo di far diventare questo luogo un luogo di condivisione pubblica. Noi formiamo i ragazzi nell'ambito della creatività, abbiamo 1600 studenti e 500 docenti e - ha continuato - abbiamo bisogno prima di tutto di progettualità del futuro». «Mi occupo di arte contemporanea - ha detto Raffaele Gavarro, docente di Master - e mi occupo spesso di lavorare con il tema del tempo. L'idea di creare una sorta di vaso comunicante tra lo Ied e la città mi è sembrato un gesto significativo. Proprio ora che le distanze tra presente e futuro si sono accorciate. Ora - ha concluso - il futuro ci serve per parlare del presente».