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Proietti e Verdi alla prima di Nabucco

Gigi Proietti (Foto Pizzi)

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Al Teatro Verdi di Salerno la rappresentazione del Nabucco strappa applausi ogni sera. Fino al 19 dicembre il cast prevede la presenza di Leo Nucci e di Dimitra Theodossiou sotto la direzione musicale di Daniel Oren, protagonista della rinascita del teatro campano, per le scenografie di Quirino Conti e la regia di Gigi Proietti, che firma la sua ottava regia lirica, la seconda per Verdi dopo il Falstaff di Ginevra. «Ero molto perplesso – racconta l'attore – quando mi hanno proposto questa regia. Sapevo che la terza opera di Verdi è un lavoro caratterizzato da una forza e da una energia sonora del tutto innovativa. Il Nabucco è soprattutto un capolavoro nel quale la potenza del movimento sta nella strumentazione, nella profonda qualità della melodia, che è ampia e declamatoria, e nella sonorità accresciuta ed energica. Il movimento scenico non è quasi mai contemplato, il che rende l'opera statica». Come ha risolto allora questo problema? «Ho cercato di analizzare le diverse esigenze per risolvere le mie perplessità. La prima cosa importante era la gestione degli spazi, ridotti in un palco piuttosto piccolo. Ho cercato di riunire i diversi cori dell'opera con un unico coro, quasi neutro come quello della tragedia greca. Una scelta che consente di ridurre al minimo i movimenti del coro. Anche la scena è soltanto uno spazio vuoto con qualche elemento che racconta e descrive il luogo reale dove la scena si svolge». Come ha vissuto questa nuova esperienza? «Impegnarmi nella lirica e muovere i nutriti cori è per me una grande sfida, perché nel teatro di prosa non capita mai di dirigere tanta umanità sul palcoscenico. Questo Nabucco è un lavoro essenzialmente corale in cui i protagonisti principali sono i popoli». Ma la lirica è un genere ancora adatto ai giovani? «I giovani seguono l'opera e sono più curiosi di quanto noi adulti non immaginiamo. Il mio Globe Theatre è sempre pieno di ragazzi che scoprono Shakespeare e sono entusiasti di scoprire cose che non conoscono. L'opera lirica è spettacolare e grandiosa al di là degli interessi specifici». Ma la Tv può aiutare la lirica? «Si ma bisognerebbe che fosse prodotta espressamente per la tv, perché le riprese dal teatro sono raramente efficaci. Il progetto di "Tosca nei luoghi di Tosca" era un'idea valida. Bisogna fare in modo poi che il pubblico televisivo vi arrivi preparato». Gli Enti lirici italiani vivono oggi una vita precaria. «Mi dispiace che si facciano poche produzioni. In altri paesi si riesce a fare più titoli. Il bacino di utenza è molto più grande: questione anche di organizzazione e non solo di soldi».

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