È l'uomo che ha segnato la storia del cinema: James Cameron, 55 anni, regista del film più visto della Storia, «Titanic» è sicuro: il futuro è nel 3d
Ilsuo nuovo «Avatar», con incredibili scenari a tre dimensioni, ha avuto un'applauditissima anteprima e lui, portato in trionfo, giura: «D'ora in poi farò solo film a tre dimensioni». Ma la «tecnologia del cinema del futuro» è bella, come le rose... Il cinema tridimensionale è nato insieme al cinema tradizionale: i primi esperimenti sono del '20 o giù di lì. E anche allora non era nulla di nuovo: un «trompe l'œil» in movimento. Il cinema a tre dimensioni, con tecniche più o meno rozze, ha attraversato tutti i tempi e tutti i generi, dalla fantascienza al porno... sì, anche i filmini a luci rosse, con effetti quantomeno... curiosi. Ma il 3d, fino al Terzo Millennio, non è stato più che una curiosità. Oggi, con le nuove tecnologie, eccezionalmente perfezionato, accoppiato al suono digitale, è la nuova frontiera del cinema. Cameron è un genio della pellicola: a trent'anni, era l'84, con pochi soldi realizzò «Terminator», un b-movie che polverizzò i record al botteghino, fece il bis con «Alien 2». Nel '97 vinse 11 Oscar con «Titanic». È l'uomo che più di tutti sa interpretare (ma anche orientare) i gusti del pubblico mondiale. Il suo «Avatar» è costato 200 milioni di dollari, realizzato da una troupe di mille persone e con una preparazione di 13 anni uscirà in diversi Paesi europei e negli Usa tra il 16 e il 18 dicembre. Il 15 gennaio arriverà in Italia distribuito dalla Fox. La pellicola è interpretata dalla sempre bellissima Sigourney Weaver e poi Sam Worthington (protagonista di «Terminator Salvation»), Zoe Saldana, Michelle Rodriguez. Cameron è categorico: «Non farò mai più film se non in 3d perché si tratta di una tecnologia ormai matura, come il suono digitale che dà qualcosa in più rispetto alla vecchia stereofonia. Alla fine è una scelta del consumatore: con il 3d si spende un po' di più, come quando si compra un televisore al plasma per vedere meglio a casa». E l'«orientamento» di Cameron trova solo conferme nel mercato. I film in 3d, che solo un paio di anni fa si affacciavano timidamente nelle sale cinematografiche, quest'anno hanno tenuto banco, a cominciare da «Viaggio al centro della Terra in 3d», arrivato giusto a gennaio, che poi è stato seguito da «Mostri contro alieni», «L'Era Glaciale 3d», «San Valentino di sangue in 3d». All'inizio del mese è arrivato «A Christmas Carol» di Robert Zemeckis e tra pochi giorni, il prossimo 23, sarà sugli schermi l'attesissimo cartone «Piovono polpette». E fin qui le rose. Le immancabili spine le annuncia lo stesso Cameron il quale, dopo tanto aver decantato il cinema 3d, siccome è un grande regista e non un venditore di fumo (la differenza è sottile ma c'è), afferma sì che il 3d è il futuro, «ma il cinema non cambia solo per questo». Come per dire che, come sono stati «assorbiti» dal pubblico i cambiamenti storici del cinema: sonoro, colore, cinemascope, così la tecnologia 3d, molto molto costosa, per le riprese e per attrezzare le sale, è già un accessorio. Per fare il cinema che la gente va a vedere (e che non muffisce nei magazzini dei ministeri) bisogna scrivere storie interessanti, raccontarle bene, farle recitare ad attori bravi. Come dice Martin Scorsese il cinema è show business. Se non c'è il business non c'è lo show.