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"La sceneggiata scaccia la paura"

Nino D'Angelo

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Il pubblico napoletano sta decretando un vero trionfo al recupero della sceneggiata realizzato in completo stile personale da Nino D'Angelo con lo spettacolo «Lacreme napulitane», da lui diretto e interpretato insieme a Maria Nazionale fino al 10 gennaio al Trianon Viviani, lo storico teatro che il cantante e attore ha riaperto da 4 anni con una direzione artistica che esalta la vocazione popolare dell'arte scenica, passando da 65 a 4 mila abbonati grazie a prezzi accessibili che consentono di vedere ben otto rappresentazioni diverse con soli cento euro. La città partenopea ha risposto al richiamo di uno dei suoi figli più schietti, tornato alla forma di teatro prima di dedicarsi al cinema degli anni '80 e di votarsi alla canzone. Considerato erede di Mario Merola, con cui ha girato due film, D'Angelo si è accostato a un genere classico e ancestrale della cultura napoletana riadattandolo alle sue esigenze di cantautore con brani interamente scritti da lui a eccezione di quello che dà il titolo al lavoro. A rinnovare la tradizione anche la scelta del lieto fine con il personaggio 'O Malamente che non viene condannato e ottiene addirittura il perdono. Aveva voglia di un tuffo nel suo passato? «Provengo dalla sceneggiata che ho frequentato fino a 25 anni fa e mi piaceva offrirne una mia versione per riscattarla dal pregiudizio di essere un teatro di secondo livello. Per me il teatro è sempre cultura nel suo senso più completo». Cosa ha imparato in quattro anni di esperienza come direttore artistico? «Ho favorito al Trianon un impatto con la gente come in una casa dell'arte in cui si potesse fare davvero quello che si vuole per sperimentare, imparare e capire. L'ho intitolato a Viviani perché dopo aver recitato i suoi testi "Zingari", "Guappo 'e cartone" e "Scugnizzi" ho compreso di averlo nel sangue senza saperlo. Mi ha insegnato da morto quello che i vivi non hanno saputo regalarmi. Sono orgoglioso di dirigere questo spazio scenico, un esempio che anche a Napoli si può agire per il bene della comunità. Desideravo garantire la fruizione dello spettacolo anche a chi non riesce ad arrivare a fine mese perché il teatro è un diritto di tutti. Siamo nel quartiere di Forcella, dove fino a pochi anni fa la gente aveva paura di rimanere per strada e soprattutto di sera. Ora ci sono sempre luci accese, bar e locali aperti. La politica deve sostenere il teatro, altrimenti non si possono applicare prezzi convenienti e attività come la mia sarebbero costrette a chiudere». Cambierebbe qualche aspetto della sua vita? «Se rinascessi vorrei rinascere a Napoli e così come sono. Sono stato fortunato: ho una famiglia bellissima e sono perfino già nonno di una splendida bimba. Vivo a stretto contatto con una delle metropoli più affascinanti del mondo nel bene e nel male».

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