A Roma i palazzi parlano
Fabio Leone conduce il lettore alla ricerca di quella singolare testimonianza dell'attività edilizia romana che è costituita dalle iscrizioni poste sulle facciate dei palazzi. Si tratta di scritte molto diverse fra loro, delle quali soprattutto varia il "tono" della comunicazione: si va dall'enfasi delle massime mussoliniane all'Eur, a cominciare dal celebre "Un popolo di poeti di artisti di eroi..." sul cosiddetto Colosseo Quadrato, e dalla magniloquenza delle citazioni latine che segnalano i vari edifici della Città Universitaria ai più modesti motti augurali usati in singole costruzioni abitative, dai quali trapela comunque il compiaciuto orgoglio del padrone di casa o dell'architetto per l'opera portata a termine. E ti pare quasi di vederlo questo signore, mentre mostra alla famiglia e agli amici il frutto del suo operato, declamando con solennità la sentenza accuratamente scelta. Nella stragrande maggioranza dei casi le scritte sono in latino, segno che nei primi decenni del secolo scorso, quando furono per lo più costruiti gli edifici documentati da Leone, la cultura classica, anziché bistrattata e guardata con un po' di disprezzo come sarebbe avvenuto in seguito, era sentita come patrimonio comune e largamente condiviso. Indubbiamente si era convinti che il latino, sia che si trattasse di citazioni dai classici o di sentenze composte per l'occasione, nobilitasse e conferisse maggior prestigio alla scritta. Ci sono però le eccezioni, alcune delle quali assai gustose, come quel "Se insisti e resisti raggiungi e conquisti" che da un palazzo di via Casilina invita alla determinazione che parte o arriva da Termini; o lo schietto "Sia gioconda la sosta" in via Magna Grecia e il tenero "Le rondini rallegrano il tetto e i bimbi la casa. Venite rondini e bimbi, qui siate benvenuti. Risuoni sempre qui il vostro grido lieto" in via delle Fornaci. Fra tutte le massime che Leone ha trascritto l'attenzione in realtà mi è caduta su una del tutto diversa dalle altre: sulla meridiana affissa sulla chiesa dei Santi Isidoro ed Eurosia, la cosiddetta Chiesoletta in via delle Sette Chiese alla Garbatella: da una parte c'è scritto "Insegnaci o Signore a contare i nostri giorni" e dall'altra "È sempre l'ora per un buon bicchiere di vino". La trovo così tipica di quella commistione di sacro e profano, di rispetto per le cose eterne e di disincantata cordialità che è propria del vero romano!