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Elisa Cruz, il mestiere più antico mette in scena i suoi dubbi

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È un testo imperniato attorno a una figura di donna dedita al mestiere più vecchio del mondo e al fratello di lei che di quel mestiere vive, procurandole i clienti e proteggendola al tempo stesso. E tuttavia Elisa Cruz, che dà il titolo allo spettacolo in scena al teatro Argot fino al 20 dicembre per la regia di Andrea Baracco, ha in sé qualcosa di particolare per quell'opinione comune che la considera una puttana santa grazie alla violenza dei rapporti sessuali a cui si sottopone. E soprattutto per quel rapporto profondo con una figura indefinita di padre, amante, dio, lontana nello spazio e nel tempo, da cui attinge la forza per portare avanti quella che fatalisticamente considera il sacrificio del suo corpo. Un sacrificio radicato nella convinzione che ciascuno debba portare avanti la sua storia. Finché qualcosa sopraggiunge nel corpo e nella mente della giovane, a suscitare dubbi, stanchezza, repulsione e, insieme, il pensiero che dall'altra parte del fiume, lontano da quell'hangar del vecchio porto che è la sua casa, possano esserci condizioni di vita migliore. Mentre un uomo, arrivato una notte col vento, le appare portatore di un dolore che sembra venire da tanto lontano e che è simile al suo. E, intorno, un universo desolato di cadente città industriale battuta dalla pioggia, dal freddo e dalla neve, a far da sfondo a una storia di inquietante, visionaria suggestione, che, scaturita dalla penna di Vincenzo Manna, l'attuale allestimento della storica Compagnia del Carretto affida al giovane talento di Roberto Manzi, Marco Grossi ed Elisa Di Eusanio, già vincitrice del premio Salvo Randone 2002.

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