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X Factor, stasera la finalissima

X Factor, Maurizio Mengoni durante un'esibizione

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Magari la spunteranno le outsider Yavanna, con o senza orecchie da creature del bosco: ma fra i tre contendenti rimasti (dopo lo scandalo dell'esclusione della portentosa romana Paola Canestrelli), non v'è dubbio che la vittoria di "X Factor 3" la meritino di più il sassarese Giuliano Rassu, voce di carta vetrata e polmoni di tungsteno, e sopratutto Marco Mengoni, il ragazzo di Ronciglione che fuori dal palco sembra sempre sul punto di sbriciolarsi come un cracker e davanti a un microfono si rivela un performer di quelli rari. Stasera sapremo, in una finalissima che prevede ospiti come il rapper americano 50 Cent, Gianna Nannini e altre vecchie volpi della canzone italiana a duettare con i giovani: Max Pezzali, Lucio Dalla, Alex Britti. Sarà Antonella Clerici a incoronare il trionfatore, per una ideale "iscrizione" al travagliato Sanremo 2010, sperando che almeno "lui" non voglia impantanarsi sul dialetto. Calato il sipario, ci si dovrà chiedere una volta per tutte a chi giovi davvero questo talent show. A Raidue? Forse. Nel periodo di garanzia appena concluso la media di ascolti della rete è stata del 10.3 per cento: "X Factor" quest'anno ha viaggiato sui 12 punti e mezzo, ma nell'edizione passata era intorno ai 14. Calo fisiologico o si è pagato il forfait della Ventura? Non che Supersimo sia un fenomeno di cultura musicale (a "Quelli che il calcio" non si accorse che il batterista dei Muse si era scambiato di ruolo con il chitarrista e continuò a intervistarlo con il nome sbagliato), ma di certo più a suo agio sulla sedia di giurato che non la sua sostituta Claudia Mori.   Puntata dopo puntata, la signora Celentano si è sforzata per togliersi quella maschera da antipatizzante: voleva mollare in corsa, dopo che alcune sue foto da giovane bellezza erano andate in onda (per un impietoso confronto con il presente), poi ci ha preso gusto e ora non esclude una sua autoriconferma per il 2010. Sarà un caso, ma intanto propone alla Rai una fiction sulla violenza alle donne, da girarsi a febbraio. Di sicuro "X Factor" fa bene a Morgan, che come artista è ormai a temperatura di ebollizione, ma come mentore dei suoi assistiti non ha rivali: ha vinto due volte, con i carneadi Aram Quartet e con l'opaco Matteo Becucci, e il rischio per Mengoni è proprio che non possano far trionfare il "maestro" per la terza volta. Mara Maionchi, una vita nella discografia "vintage", è più smagata, e se ne frega visibilmente: dietro una parolaccia e un «bravo, mi sei piaciuto» capisci che non ci crede neanche un po'. Del resto, l'ha detto due giorni fa: «Mamma mia come mi mancano il grande rock degli anni Settanta, oppure gli artisti intimi e confidenziali degli anni Cinquanta, i grandi crooners che facevano musica e non solo show». Appunto. Chi ne esce benissimo è Francesco Facchinetti, pessimo (ex) cantante e bravo presentatore. Liofredi lo riconfermerà su Raidue a gennaio, cinque serate per un format documentaristico Bbc: "Il più grande italiano di tutti i tempi". La direzione di rete lo ha preferito a Emanuele Filiberto, dirottato sui "Raccomandati" di Pupo e Ballandi su Raiuno. Il massacro, paradossalmente, è per i cantanti. Non solo per migliaia di dilettanti allo sbaraglio, ma anche per quelli emergenti.   La rivelazione della prima stagione, Giusy Ferreri, rischia già di entrare nel cono d'ombra della carriera, dopo un tour estivo "rimodulato" nei piccoli club (troppi biglietti per i concerti nei palasport erano rimasti invenduti) e un secondo cd, "Fotografie", con sole cover celebri, perché la casa discografica non se la sentiva di rischiare con un album di inediti. Del resto, il fatturato complessivo del mercato musicale italiano è in costante contrazione: nel 2008 il fatturato delle vendite (digitale compreso) è stato di 178 milioni di euro, a fronte dei 224 dell'anno precedente, con un calo del 21 per cento. Per ripianare il bilancio, le major hanno bisogno di volti e successi da bruciare rapidamente, senza tentare investimenti a medio termine. Non è più tempo per costruire il percorso di un nuovo De Gregori, o anche di un Tiziano Ferro. Ammesso che si nascondano nel buio, da qualche parte oltre le luci di "X Factor".  

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