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Tesori Vaticani, restaurato il Sisto IV

Restaurato il Sisto IV, l'opera del Pollaiolo in onore del Pontefice umanista che diede il nome alla cappella del Giudizio Universale

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Il monumento a Papa Sisto IV, uno dei tesori Vaticani, si è rifatto il look. Restaurata dopo oltre due anni di intenso lavoro l'opera del famoso orafo Antonio Benci - detto il Pollaiolo - che raffigura il mecenate, colui che ha dato il nome alla cappella più famosa al mondo (la Sistina) e che ha lasciato un segno nella topografia romana (Ponte Sisto). In poche parole Papa Sisto IV che, in vita, fece del tutto per far arrivare a Roma artisti che rendessero bella la città. L'opera in bronzo, in cui è raffigurato il Pontefice disteso, è custudita nel Museo del Tesoro di San Pietro in Vaticano, accanto alla Cappella dei Beneficiati dove è custodita la preziosa e di recente restaurata Crux Vaticana o Croce di San Giustino. Un restauro, il primo, presentato ieri mattina, tra gli altri, da Sua Eminenza Angelo Comastri. Commissionata dal Cardinale Giuliano della Rovere (nipote di Papa Sisto IV), l'opera è stata realizzata in dieci anni (1484-1493). Salta agli occhi la totale assenza di figure sacre: il sepolcro, pur presentando una ricca iconografia, ne è totalmente scevro. Sulle sponde del monumento sono rappresentate le varie arti: sette con l'aggiunta di un'ottava, quella della prospettiva. Un Papa «umanista», così è stato definito, per l'attenzione che egli diede alla storia dell'arte: non per nulla sulla tomba sono narrate le vicende artistiche che investirono la fine del Quattrocento e l'inizio del Rinascimento. Il monumento funebre di Sisto IV, comunque, non fu mai utilizzato come tale perché, il Pontefice, la sera seguente alla sua morte avvenuta il 12 agosto 1484 fu sotterrato, secondo le sue stesse disposizioni, in un avello al centro della Cappella del Coro dei canonici della vecchia Basilica. È il secondo di una serie di quattro restauri, come ha detto il Cardinal Comastri, ricordando di come «l'arte metta le ali all'anima». Così di recente ha affermato Papa Benedetto XVI. Al contrario c'è la storia travagliata di un monumento inizialmente non compreso perché giudicato «nell'Ottocento non consono a una chiesa e non atto a glorificare un Papa perché, come si diceva allora, non c'erano croci né Madonne», ha commentato monsignor Rezza, Canonico vaticano. A capo dei lavori di restauro i nomi del professor Nazareno Gabrielli e di Sante Guido. È stato quest'ultimo a ripercorrere le fasi di lavorazione che hanno investito il monumento. Il grosso lavoro di fusione, poi quello di cesello che tenne occupato per molti anni il gruppo di Antonio del Pollaiolo.

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