Ferilli a tutto campo su lavoro, politica e famiglia
In attesa di vederla nel film di Natale e in due fiction tv, Sabrina Ferilli dice la sua su politica, matrimonio e figli a Vanity Fair, che le dedica la copertina. Lo scorso maggio era girata voce che avesse rinunciato a "Natale a Beverly Hills". I giornali avevano pubblicato la notizia, lei non si era presa la briga di smentire. Ma il 18 dicembre arriva nelle sale il cinepanettone, e Sabrina Ferilli c'è. Che cos'era successo? «Tanto rumore per nulla, notizia falsa. Intorno a questi film, che fanno incassi importanti e che continuano ad accendere la fantasia del pubblico, si creano sempre dei focolai, spesso senza senso. Come sono senza senso le critiche di chi, considerandole pellicole di serie B, non capisce che invece sono il ridicolo specchio della realtà italiana». Nel cast di Natale a Beverly Hills ci doveva essere anche Belen Rodriguez, poi non se ne è fatto nulla. «Non credo dovesse prendere il mio posto. Magari mi potessi ancora scambiare con le ventenni. Comunque, io faccio il tifo per Belen. È una donna intelligente, che non si fa piegare dalle apparenze e non cerca facili e ipocriti passaggi». Dove trova la sua determinazione? «Sono una popolana che ha fatto un percorso di riscatto sociale. Percorso che nel mio caso vale doppio, perchè sono donna. A Roma mi chiamavano »la tedesca«. Se non fossi così determinata, non avrei alle spalle 22 anni passati a vivere con i soli frutti del mio lavoro». Parla spesso di denaro: è così importante per lei? «Certo che lo è. La soddisfazione più grande, però, è sapere che nessuno mi può comprare. Mi compri con i sentimenti, ma con i quattrini no». Ci vogliono queste sicurezze per affrontare una storia con un manager come Flavio Cattaneo? «Non ho bisogno che Flavio mi dia sicurezze materiali: tra l'altro, guadagniamo quasi uguale. Preferisco avere un compagno con il quale affrontare la vita, leggere i giornali al mattino e discutere di tutto. Uno che sopperisca alle mie fragilità caratteriali. Flavio è amicizia, onestà, integrità, fiducia, dignità. In queste cose siamo uguali». Quest'estate lui otterrà il divorzio. Lei è già libera di risposarsi. Lo farete? «Non trovo che il matrimonio sia una tappa irrinunciabile. E poi, non mi è stato mai chiesto: chi glielo fa fare a Cattaneo? Lui è come in vacanza, si prende solo il meglio». Niente matrimonio, niente figli: se non si sposa, non potrà adottare un bambino come ha spesso detto di voler fare. «Questo è uno dei limiti gravi di uno Stato come il nostro, che anche ai cittadini che gli danno tutto, e io pago fino all'ultimo le tasse, restituisce poco o nulla. Sui temi della famiglia, l'Italia è un Paese retrogrado e arido». Come le sembra la sua Roma, così piena di scandali? «Più intollerante, più ipocrita. Questo continuo parlare di ordine, disciplina, moralità, rigore, del tutto in contrasto con i fatti che invece raccontano di comportamenti opposti da parte di chi ha responsabilità pubbliche, genera una doppiezza nella coscienza della gente. L'ipocrisia mi fa orrore». Che cosa pensa del caso Marrazzo? «Certo, per il Pd non ci voleva. Ma sono orgogliosa del fatto che Marrazzo si sia subito fatto da parte. Sta scontando l'ergastolo mediatico, una condanna che spesso questo Paese ama infliggere, solo a taluni però. Io invece lo rivoterei. Perchè, se si è certi che non ha danneggiato il suo lavoro, che non si è fatto ricattare nell'ambito lavorativo, che non ha agevolato nel pubblico le sue amicizie particolari, credo che politicamente sia una persona rispettabile. Nel momento in cui le sue debolezze personali sono emerse, ha saputo lasciare. Non mi pare sia un comportamento molto comune tra i politici italiani». Non è troppo indulgente? «La gogna e il giustizialismo non portano a nulla. A me la piazza che sentenzia, che giudica, fa paura. Credo nei poteri dello Stato democratico che filtrano la volontà popolare, mentre noi italiani nell'emotività del momento sosteniamo questo e, contemporaneamente, l'opposto di questo». Crede ancora alla politica? «Non si può vivere senza politica. Più la società progredisce, più ha bisogno di regole che nascono dalla politica. Certo, i nostri leader lasciano un pò a desiderare come personale umano». Di Gianfranco Fini che cosa pensa? «È una persona stimabile, e in questo ultimo periodo non mi è mai sembrato ipocrita. È uno che mantiene il suo punto e ricorda i valori della Costituzione e dello Stato laico. Magari nella maggioranza fossero tutti lucidi come lui. Capisco che possa attrarre consensi. Io adesso do fiducia a Pier Luigi Bersani, ma non accetto nuove delusioni».