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Nel nome della madre

Lo spettacolo

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In questa storia appare tutto casuale eppure un sottile filo rosso ne unisce gli accadimenti. Due i protagonisti. Da una parte monsignor Luigi Ginami che ha appena sfornato un libro dedicato alla Madre dal titolo "La Speranza non delude". Dall'altra Carlo Tedeschi, regista e autore teatrale, nonché uomo di fede. Ad unirli il teatro, per la precisione il Metastasio di Assisi. Tedeschi non si risparmia e racconta quest'esperienza avvenuta per caso, ma vissuta come se fosse voluta da sempre: "Mi avevano detto che la sala, dove abitualmente con la mia compagnia porto in scena "Chiara di Dio", sarebbe stata occupata per la presentazione del libro di Ginami. Pensai subito di mettere a disposizione sia me che tutto il mio gruppo per costruire uno spettacolo d'accompagnamento. Detto fatto, poi il resto è venuto da sé". Conosceva monsignor Ginami? No, non ci conoscevamo, addirittura ci siamo incontrati dopo la presentazione. Tra noi è nata un'amicizia importante ed unica, ma del resto mettere in scena le pagine scritte da Ginami è stata un emozione importante. Abbiamo scelto i quattro capitoli che più ci avevano colpito sia per intensità sia perché ripercorrevano le esperienze di alcuni di noi. E da questo lavoro collettivo è nato "4 scintille di luce". Che è divenuto un dvd? Dopo la presentazione, ci è sembrato d'obbligo la creazione di un dvd. Ginami ne è stato subito entusiasta e abbiamo fatto partire il tutto. Alla fine sarà in allegato al libro, così che tutti possano goderne. Quali le difficoltà nel portare in scena una storia così personale come quella raccontata dal libro di Ginami? "La Speranza non delude" è un testo scritto con infinita semplicità. Al centro, prima che l'uomo di chiesa, c'è un figlio che racconta la madre. Ginami è stato capace di raccontare il valore della sofferenza, attraverso la storia di Santina, dimostrando come, anche nei momenti difficili, i valori restano intatti, anzi, si rafforzano. Per questo non è stato affatto difficile. In tutto questo appare esserci uno stretto rapporto tra fede ed arte. Quale è la loro coniugazione? L'arte è una delle manifestazioni più incredibili di Dio. Il teatro, la musica e la conoscenza non sono altro che la ricerca della verità. Ho sempre desiderato non disperdere il talento offertomi dalla vita e il miglior modo per farlo è quello di riscoprirlo negli altri. Il piccolo Paese del Lago è l'esempio di questo, un luogo magico dove molti giovani, che spesso vessano in situazioni precarie, possono trovare una strada. Ma non si rischia di fare un teatro parrocchiale e quindi perdere professionalità? Noi siamo dei professionisti e non abbiamo nulla a che vedere con le recite di parrocchia. I nostri spettacoli girano i teatri e riscuotono successo. I nostri ragazzi lavorano duro e seguono corsi seri e rigorosi, il mio compito è quello di comprendere il loro talento e tirarlo fuori. Dono posseduto da chiunque? Credo fortemente che in ogni uomo ci sia un'artista, va solo data a questa materia che è dentro di noi la possibilità di crescere. In fondo, il primo artista è Dio. Sia chiaro, sono un uomo di mondo, ma non posso immaginare il mio operato fuori dai principi cristiani, perché mi appartengono nel profondo.

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