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La sala da pranzo rotante aspetta nuovi fondi

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CarmineMastroianni La passeggiata è intrigante. Il Palatino, la Vigna Barberini, la veduta sui Fori e sul Colosseo. E un cantiere appena chiuso, almeno per ora. È lo scavo che ha restituito i resti della coenatio rotunda, congegno formato da doppi archi a raggiera che sostenevano una sala da cena rotante di almeno 16 metri di diametro. La più panoramica delle costruzioni che gli architetti Celere e Severo avevano ideato per la fiabesca Domus Aurea di Nerone, il Ludwig di Baviera del I secolo dell'Era Volgare. Cosa resta del marchingegno? Gli scavi mostrano che l'area della coenatio fu riutilizzata come terrazza o giardino in età severiana, si nota una pavimentazione in mattoni disposti a lisca di pesce e una grande canaletta di scolo in marmo. Si può riconoscere la pesante stratigrafia, di terra e di pietrisco, con cui ciò che restava della sala fu interrato nei secoli successivi, ragione per cui mai nessun era riuscito ad individuarne la collocazione. E non ci si sarebbe riusciti nemmeno durante questa recente operazione di casuale ricognizione, se gli archeologi, armati di intraprendenza ma di scarsissimi fondi, non fossero stati attratti da un pilone circolare, una colonna di 4 metri di diametro rivestita di laterizi alta circa 10 metri, che veniva fuori mano mano che si asportava il terreno. Di essa è stata portata alla luce la parte superiore. Il resto giace sotto materiale terroso che solo la prosecuzione degli scavi, si spera, potrà restituire. Come si è arrivati a capire che si trattava della «coenatio»? É stato il rinvenimento di un capitello ornato da una civetta e recante tracce di colore a illuminare gli archeologi. Il motivo? La civetta, sacra ad Atena, era tra i motivi decorativi più diffusi tra le grottesche della Domus Aurea e della Sala della volta delle civette, capolavoro - probabilmente - dell'unico pittore dell'antichità di cui possiamo identificare le opere, Fabullus. Plinio il Vecchio, nella Storia Naturale, racconta che l'artista si recava solo per poche ore al giorno alla Domus per lavorare quando la luce appariva più favorevole. Speriamo che i fondi promessi dal sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro al soprintendente archeologico di Roma, Angelo Bottini, e alla direttrice del Palatino, Mariantonietta Tomei, circa 200mila euro, possano riportare alla luce altri tasselli della dimora più fastosa che Roma abbia mai conosciuto e consentire la prosecuzione degli scavi.

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