Quel diario dall'inferno rosso
.E sì, perché sui campi di concentramento del Secolo Breve non ha sventolato solo la svastica. «I lituani al Mar di Laptev», edito da Il Borghese, 233 pagine, 15 euro, ridà un'identità a tutti i lituani sradicati dalla loro terra all'indomani del patto Hitler-Stalin contro Polonia, Finlandia e paesi baltici e portati di peso nella Siberia Artica. Scritto da Dalia Grinkeviciute, nata nel 1927 e scomparsa nel 1987, il testo ha, come ne spiega il curatore italiano, il giornalista Francobaldo Chiocci, solo «incidentalmente» grandi qualità letterarie. È soprattutto un documento e un diario degli orrori dell'«inferno rosso» di Stalin. Dalia Grinkeviciute nel 1941, a soli quattordici anni, fu deportata con la famiglia nella regione di Altaj e nel 1942 al Mar di Laptev. Nel 1948 fu portata nelle miniere di carbone di Kongalas e nel '49 riuscì a tornare in Lituania di nascosto, dove scrisse le memorie sulla deportazione. Successivamente fu ancora arrestata e deportata. I servizi segreti comunisti la perseguitarono per tutta la vita.