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Il cinema italiano fallisce e incolpa gli americani

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Anchese salgono nello stesso periodo (1 gennaio-22 novembre 2009) gli incassi (+4,85%) grazie all'aumento degli schermi in 3D che hanno un biglietto maggiorato. A segnare una forte battuta d'arresto è la produzione italiana passata dal 26,87% al 19,78%. L'unico che incontra i gusti del pubblico è il cinepanettone che si conferma per l'ennesimo anno consecutivo il più visto dal pubblico e l'unico blockbuster tricolore in grado di battere la concorrenza hollywoodiana. «Natale a Rio» conquista il primo posto nella classifica dei film italiani che hanno incassato di più nella scorsa stagione (con 24 milioni 680 mila euro) e si piazza al terzo posto nella classifica degli incassi complessivi. Hanno deluso le aspettative film per ragazzini come «Amore 14» di Moccia e pellicole autoriali come «Baarìa» di Tornatore. Alla Casa del Cinema i rappresentanti dell'industria cinematografica (Paolo Protti dell'Anec, Carlo Bernaschi dell'Anem, Michele Napoli e Riccardo Tozzi dell'Anica) fanno mea culpa. Qual è allora la formula perché il pubblico torni ad amare il nostro cinema? Per Riccardo Tozzi, presidente dei produttori, «il nuovo pubblico è giovanile e maschile e privilegia il cinema americano delle major, che si è saputo rinnovare con nuove tecnologie e nuovi linguaggi, mentre il cinema italiano, che all'inizio degli anni 2000 ha creato nuovi modelli, risulta ora ripetitivo. Quindi, oltre a un'azione politica forte per il riequilibrio del circuito, dobbiamo anche fare una riflessione sul prodotto e cercare nuove strategie di comunicazione. Soprattutto contrastando l'invasione dei film americani nel nostro Paese con la nuova legge», alla francese. La parola spetta ora alle Giornate Professionali del Cinema (a Sorrento dal 30 novembre al 4 dicembre), dove i Biglietti d'Oro andranno - tra gli altri - a Carlo Verdone, Christian De Sica e Alessandro Gassman.

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