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Fiorella: "Caro Bersani ora vattene a casa"

Fiorella Mannoia

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«Se si votasse domani, la sinistra perderebbe di nuovo le elezioni. Bersani e gli altri dovrebbero dimettersi ora, senza provare a riciclarsi all'infinito, sfoderando il coraggio che ha avuto Veltroni. Servono facce nuove in campo progressista. Come è stato in America con Obama: alla fine forse non sarà meglio di altri, ma il suo carisma da divo di Hollywood può giovare. Saviano? Magari, ma non scenderà mai in politica. Però si può cercare tra i ragazzi di Don Ciotti, quelli che si impegnano in prima linea contro la mafia. La coalizione di governo non può essere contrastata a colpi di fioretto». Fiorella, questo è il suo secondo "messaggio" ai politici, dopo quello a Fini. «La mia lettera fu pubblicata sul "Secolo" e sul blog di "Fare Futuro". Scrivevo al presidente della Camera da semplice cittadina: "Caro Fini, premesso che non mi fido, perché nella vita non si cambia mai del tutto, se la sua non è solo strategia per blandire un elettorato di sinistra così disorientato, ci aiuti a venire fuori dal pantano italiano. Fondi un partito moderato in stile europeo, gente perbene con cui ci si possa confrontare". So che ne è rimasto lusingato. E tante persone di destra mi hanno ringraziato: "È quello che pensiamo anche noi". Neppure loro ne possono più di questo sfascio civile». Lo sfascio. «L'Europa dovrebbe aiutarci, sanzionandoci. Abbiamo statisti che vanno a difendersi in tv senza contraddittorio, invece che in tribunale. E, sempre davanti alla tv, puoi inorridire, in una tranquilla domenica pomeriggio, con una conduttrice che finge di indignarsi dopo aver invitato una mitomane che specula sui massacri compiuti dal suo fidanzato, il mostro del Circeo. Ero tentata di telefonare in diretta e chiedere: perché lo state facendo? Poi senti di paesini, nel nostro settentrione, dove danno la caccia ai clandestini come neanche il Ku Klux Klan. Ma se ti rubano in casa la polizia non arriva perché manca la benzina per le volanti. Intanto la Lega pensa a quella cavolata del dialetto a Sanremo». Allora che effetto le fa cantare "La pioggia che va", dove già quarant'anni fa i Rokes parlavano di "speranze in fumo" e di "giovani che non credono più a niente"? «Era una canzone che tutti avevamo dimenticato: ma quando ho riascoltato versi come "non possiamo cadere più giù" ho pensato: questi siamo noi, oggi. Renato Zero voleva la intonassimo tutti insieme alla fine del concerto Corale per l'Abruzzo, ma non riuscimmo a provarla». Così l'ha riproposta in questo nuovo disco tutto di cover, "Ho imparato a sognare", in uscita domani. «Dove canto pezzi che faccio negli show, più alcuni mai affrontati. Quello dei Negrita che dà il titolo all'album, "Cercami" di Renato, "Estate" dei Negramaro, "Le tue parole fanno male" di Cremonini. Per la mia versione di "La paura non esiste" Tiziano Ferro mi ha mandato un sms commovente. È una raccolta suonata con naturalezza e un feeling "live", in una villa in Toscana con il mio gruppo, e poi con ospiti come Stefano Di Battista o Fabrizio Bosso. Tutti fanno dischi di cover oggi, ma l'inteprete deve essere come un traduttore che non stravolga l'idea dell'autore. Il più bel complimento che possano farmi è: "ora riscopriamo la bellezza di quel testo"». Che devo sempre sentire mio». Ci sono anche due brani di Battisti. «"E penso a te" e "Una giornata uggiosa". Che avvicino per la prima volta, superando la mia paura di non aggiungere nulla di nuovo a Lucio. Lo avevo visto una sola volta, quando a Milano mi fece ascoltare in anteprima l'lp "Il nostro caro angelo". Mi chiese quale canzone mi piacesse, e si stupì quando risposi "Luci Ah". Disse: "piace a tutte voi donne trasgressive. Un uomo normale, al tempo».   La sua amica Pausini si ferma per un paio d'anni. «Fa bene: sul lavoro è una macchina da guerra, è impressionante. Io non ho mai privilegiato la carriera, né sono costretta ad andare in giro con guardie del corpo. Laura è in quella fase dove devi provare a riprenderti in mano la vita, prima che la saracinesca ti si abbassi davanti. Giorgia è incinta, Elisa ha appena partorito. Ma se si concretizzasse l'idea di qualche altro concerto con noi quattro o cinque, dopo il megaevento tra donne di San Siro per l'Abruzzo, io sono pronta». Mannoia, nel suo disco ripropone il duetto con Noemi. «È nata una bella amicizia, e poi finalmente incontro un'interprete con la mia stessa tonalità. Il 20 dicembre, noi due più Paola Turci canteremo insieme al centro sociale Brancaleone, qui a Roma. Beneficenza per i piccoli orfani del Kenya. Se la Fao non si muove, ci proviamo noi». Com'era la storia di lei stuntgirl picchiata da Sordi sul set di "Amore mio aiutami"? «Una balla. Non mi colpì, anche se ero io la controfigura della Vitti che si vede rotolare giù dalle dune nel film. Il mio rimpianto è essere stata vicino ad Alberto, o a Monica, senza intuirne la grandezza: ero una ragazzina, allora. E soffro per lei, che ora è imprigionata in un corpo estraneo da quella malattia atroce che ti fa dimenticare chi sei. Proprio lei, che ammutoliva il set con la sua sola presenza».  

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