L'Africa progetta con la fantasia

Un prato fiorito di rose con un bambino in mimetica militare che alza le braccia in segno di resa mentre alle sue spalle una mano gli porge una pistola. I colori sgargianti, la forte tematica sociale e l'impatto diretto da illustrazione quasi cartellonistica di quest'opera firmata da Chèri Samba ne fanno uno dei simboli della mostra «Africa, una nuova storia» allestita al Vittoriano da Comunicare Organizzando e curata da André Magnin. È la prima grande esposizione che a Roma apre le porte all'arte contemporanea africana attraverso 80 fra quadri, sculture, installazioni e video di trenta artisti di diverse generazioni (si va dal ventottenne Tshindele al novantenne disegnatore ivoriano Bouabre) provenienti soprattutto dall'Africa Sub-Sahariana. La parte più corposa della rassegna presenta opere della Collezione Pigozzi, la maggiore sull'arte contemporanea africana; la seconda sezione ospita artisti indicati da Ambasciate di Paesi africani. Un continente in crescita economica, anche se ancora assediato da tanti problemi: dall'emergenza ambientale a quella alimentare, dal traffico di droga a quello di armi. Ecco l'immagine dell'Africa che emerge dalla mostra, grazie alle opere di alcuni artisti-star del sistema dell'arte internazionale, come George Lilanga, Chéri Samba, Pascale Marthine Tayou, Chéri Chérin. Con un linguaggio diretto, nel quale si rovescia una cascata di colori eruttati dai costumi tradizionali e dagli oggetti d'artigianato, gli artisti africani evitano qualsiasi esausto formalismo per parlarci dello sfruttamento dei bambini, dell'esigenza di dialogo fra culture diverse, dell'utopia di un mondo più giusto, dei cataclismi provocati dallo sconvolgimento climatico (come nel caso del gigantesco «Tsunami» dipinto da Richard Onyango). Emerge poi il sogno di un'Africa capace di superare conflitti e squilibri sociali. Proprio questo immagina Pierre Bodo nel dipingere un continente metà donna e metà uccello che prende il volo da un aeroporto, diretto verso un futuro migliore.