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Milena Vukotic: «Le scelte politiche tarpano le ali al teatro italiano»

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Tiberiade Matteis Signora del palcoscenico e regina della fiction, Milena Vukotic è impegnata fino a domani al Ghione nello spettacolo «Le fuggitive» di Pierre Palmade e Cristophe Duthuron con Valeria Valeri e regia di Nicasio Anzelmo. Come si trova accanto a Valeria Valeri? «È una persona straordinaria. Siamo tornate a lavorare insieme dopo "Gian Burrasca" in cui lei era mia madre e io una delle sorelle del protagonista. Con una collega così non esiste competizione ed è possibile solo un'amicizia rara e preziosa». Cosa le piace di questo ultimo ruolo teatrale? «È impegnativo e stimolante misurarsi nel brillante. Il teatro è sempre faticoso e in questo caso ancora di più in quanto siamo solo due in scena, ma le emozioni che regala ti consolano di tutto. Interpreto qui una donna che fugge dal diciottesimo compleanno della figlia e inizia un'imprevedibile avventura al femminile con una signora scappata da una casa di riposo». Nella vita ha mai avvertito il desiderio di lasciare tutto e andare via? «No. Sono stata talmente fortunata. Ho potuto fare quello che volevo e dedicarmi a un lavoro che mi piaceva, sentendomi libera e soddisfatta. Oggi, invece, vorrei sottrarmi a questa situazione politica e culturale che penalizza il teatro e ci tarpa le ali. Mi auguro che nel futuro cambi e venga risolta, altrimenti finiremo completamente scoraggiati». Perché, a suo avviso, la fiction «Un medico in famiglia», a cui lei partecipa da anni, supera spesso l'audience de «Il Grande Fratello»? «Una famiglia unita come quella Martini è il sogno e l'aspirazione di tutti gli italiani, anche poiché è un fenomeno sempre meno diffuso e garantito. La gente si riconosce e preferisce seguire le nostre storie quotidiane e realistiche, piuttosto che osservare un mondo falso in cui vince chi si mette in mostra. Inoltre, la professionalità di un cast che da un decennio si adopera per realizzare un prodotto di buona qualità è valutata e apprezzata dal pubblico televisivo che non vuole sempre essere ingannato».

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