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Del Noce, filosofo e profeta del fallimento del marxismo

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Augusto Del Noce non è stato soltanto un filosofo puro o teoretico. È stato un grande pensatore, che ha fornito una chiave interpretativa per capire la storia contemporanea. Questa chiave interpretativa non è propriamente una "filosofia della storia" ma una "concezione transpolitica della storia" ovvero una lettura degli avvenimenti storici contemporanei come riflesso di una visione filosofica della storia. (...). La lettura della storia contemporanea come "storia filosofica" e come storia dell'espansione dell'ateismo in virtù del suo rapporto con il marxismo, fa sì che si possa parlare, secondo Del Noce, di epoca della secolarizzazione. Tale epoca affonda le proprie radici nella crisi di valori prodottasi negli anni compresi fra il '30 e il '40. Essa può essere divisa in due periodi. Il primo è quello sacrale caratterizzato dalle religioni secolari: nazismo, comunismo, fascismo. Il secondo è quello profano caratterizzato dal fenomeno della società opulenta. Questa concezione spinge Del Noce a polemizzare con quanti parlano del periodo compreso fra le due guerre mondiali come dell'epoca del fascismo. Infatti il fascismo, al pari del comunismo e del nazismo, è un "momento" dell'epoca della secolarizzazione. In proposito è essenziale la distinzione operata da Del Noce tra fascismo e nazionalismo. (...) Del Noce rifiuta anche l'asserzione per cui fascismo e nazismo rappresenterebbero le due facce della stessa medaglia: le differenze gli appaiono notevoli, ma rilevabili solo in relazione al marxismo. Sul piano politico, il nazismo rappresenta la risposta alla sfida comunista, ma - avendo sostituito soltanto la lotta delle nazioni alla lotta delle classi - partecipa della stessa realtà totalitaria del marxismo. In termini filosofici, esso rappresenta la traduzione irrazionalistica del marxismo. Il fascismo, al contrario, non condivide tale realtà totalitaria, o almeno non interamente: anch'esso è un'alternativa al marxismo, nel senso di un suo superamento o inveramento. Tale interpretazione transpolitica (...) serve a correggere una visione della storia contemporanea dovuta alla sottovalutazione della filosofia marxiana. Una visione distorta in virtù della quale la storia contemporanea sarebbe caratterizzabile come passaggio dell'umanità da una condizione di minorità a una di maggiorità secondo un itinerario che, nella crisi dei due conflitti mondiali, troverebbe la frattura che accompagna il trapasso all'età adulta. (...) Da quanto si è detto si vede che, per Del Noce, i punti sui quali si fonda l'interpretazione alterata della storia contemporanea sono due. In primo luogo, il collegamento tra l'idea di tradizione e la chiusura all'avvenire. In secondo luogo, il rapporto tra questa chiusura e l'idea di barbarie. (...). In tale errata visione della storia contemporanea troverebbero perciò fondamento e spiegazione il progressismo, tanto laico sotto specie di neoilluminismo, quanto religioso sotto forma di neomodernismo (...). Abbandonata l'interpretazione del fascismo come "malattia morale" e quella del comunismo come evento spiegabile con la storia russa, la disposizione illuministica vede nel fascismo l'espressione materializzata della paura del "trascendimento" od "oltrepassamento storico", l'ostacolo frapposto all'ascesa dei popoli verso l'età adulta dai conformisti e dai benpensanti, dalla piccola borghesia in particolare. La rinascita della sensibilità illuministica, secondo Del Noce, si è incontrata, autocondizionandosi, con una parallela riscoperta del marxismo in Europa. Questo, per gli ambienti cattolici di formazione liberale, ha costituito una suggestione per la lotta contro lo spirito borghese: ma era una suggestione che non li spingeva ad abbandonare il loro cattolicesimo o il loro liberalismo. Nacque pertanto l'idea del superamento o "inveramento" del marxismo: un obiettivo, peraltro, impossibile raggiungere perché il marxismo è travagliato da una contraddizione che lo spinge non a conciliarsi col laicismo liberale o col pensiero religioso, ma a concretizzarsi in una forma di ateismo rigoroso e in un regime oppressivo e totalitario pur nella sussistenza formale di istituzioni democratiche: la società del benessere o società opulenta o società tecnologica. (...) Tratto peculiare della civiltà del benessere è una irreligiosità, superiore a quella del marxismo: questo è rigorosamente ateo nel rifiuto del soprannaturale e del divino, ma è anche, nella versione comunista, una religione sia pure marxista e secolare e in ciò è il suo antitradizionalismo. Con ciò Del Noce capovolge l'opinione comune secondo la quale il progresso scientifico avrebbe condotto all'antitradizionalismo e al rifiuto dei valori permanenti: sarebbe stato, invece, proprio l'abbandono di quei valori tradizionali a portare sugli altari l'idolo della scienza e l'idolo del progresso. La civiltà tecnologica o civiltà del benessere è, dunque, secondo Del Noce, espressione macroscopica della crisi di religiosità del nostro tempo. È naturale che contro di essa si siano ribellati gli studenti; è naturale che i giovani non volendo essere trasformati in strumenti all'interno di una società che considera solo gli strumento, ne abbiano contestato strutture e coerente tentativo di disumanizzazione. Purtroppo, però, essi, deviati da falsi profeti come Mao e Marcuse, hanno prodotto solo miti inefficaci e ideali fallaci - dal culto dell'erotismo all'ateismo - che hanno ritmato il processo di dissoluzione della società contemporanea. E che sono ancora un retaggio importante.

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