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Un altro po' di Palatino Apre (con riserva) la terrazza imperiale

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.E batte con la mano la spalla del sovrintendente archeologico Bottini, l'uomo che ha lanciato l'sos dei Fori favorendone il commissariamento. Continua Carandini, avvicinandosi al parapetto: «Guarda là, il Circo Massimo. In che stato è il più grande monumento di Roma. E laggiù quel monte. C'era Albalonga, il luogo più sacro del Lazio. Ogni anno si andava a sacrificare un bue bianco. Ora c'è solo un'antenna militare». Ore 15, sole, un palcoscenico inibito al passeggio da più di mezzo secolo: è la terrazza nata dall'ampliamento del Palazzo Flavio, 4 mila metri quadrati dei 9 mila e passa complessivi. Un piazzale tra i ruderi, «il panorama più bello di Roma» - s'entusiasma Maria Antonietta Tomei, direttrice del Palatino - un percorso messo in sicurezza e finanziato con 156 mila euro, intervento terminato in 60 giorni. Ci sono i vertici dei Beni Culturali a salutare il nuovo itinerario, che si unisce a quello di Vigna Barberini, lo scenario mozzafiato di fronte al Colosseo dove poche settimane fa è stata rinvenuta la «camera da pranzo» di Nerone. Oltre a Carandini e a Bottini, il sottosegretario Giro, il commissario ai Fori, Cecchi, il direttore per la valorizzazione Mario Resca. Lo spiazzo si regge sulle arcate severiane, i grandi fornici che salgono su dal Circo Massimo, creati appunto per sostenere la terrazza. Accanto, le Terme, aggiunte da Settimio Severo. Una meraviglia che «aprirà presto», promettono gli archeologi. Ma quando non si sa: mancano i custodi.

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