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Il regista delude sia la destra che la sinistra

Presentato il film

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Piovono polemiche da ogni parte, politica, istituzionale, economica e narrativa, sul film «La Prima Linea» di Renato De Maria e sui terroristi Sergio Segio e Susanna Ronconi. A cominciare dal tema dei finanziamenti statali, ai quali, alla fine, il produttore Andrea Occhipinti della Lucky Red (che lo distribuirà da venerdì prossimo) ha deciso di rinunciare per focalizzare l'attenzione solo sulla pellicola. E persino Sergio Segio, l'ex terrorista scarcerato nel 2004, nella prefazione della nuova edizione del suo libro «Miccia corta» (Derive e Approdi), a cui si è ispirato il regista, si sente tradito dal film: per lui addomesticato dalle tante polemiche suscitate dal progetto, dalle associazioni dei parenti delle vittime del terrorismo e dallo stesso ministero dei Beni culturali. Il rischio è «che si tratteggi un Romanzo criminale», al di là della «comprensione su quello che è stato, comunque, un fenomeno dalla radice politica e sociale». Il protagonista Riccardo Scamarcio è un Sergio Segio crepuscolare, che vive «la lenta agonia del suo personaggio, autocontrollato, ricurvo e imploso, fino all'accettazione della sconfitta politica». Accanto a Scamarcio c'è Giovanna Mezzogiorno, nei panni di Susanna Ronconi, terrorista delle Brigate Rosse prima e di Prima Linea poi, condannata a 22 anni di reclusione e, oggi impegnata con Don Ciotti. «Volevo essere nel film la Ronconi che ho incontrato, determinata, coerente, spietata. Nel nostro film Susanna e Sergio hanno come un vetro, una camera d'aria che li separa dalla realtà e dalla sfera emotiva. L'Italia è un Paese cattolico e di destra, mentre la sinistra si sente sempre in dovere di giustificarsi. L'attacco di Segio ce lo aspettavamo: nel film manca il suo sogno rivoluzionario, non c'è romanticismo, né passione, né bellezza». Elementi che sono piaciuti ai Dardenne, co-produttori del film.  

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