Muri, una beffa della Storia che non conosce fine
Il Muro di Berlino? Una boccata di salute, in confronto ai tanti confini blindati che spuntano in giro per il mondo come funghi. La «Barriera di protezione antifascista» (così avevano la faccia di bronzo di chiamarla i comunisti dell'Est), della quale si festeggia in questi giorni il ventennale della caduta, una cosa positiva l'ha avuta: è scomparsa. Le altre barriere del mondo hanno invece una tragica caratteristica: crescono in continuazione. Come il muro che stanno costruendo gli Stati Uniti al loro confine con il Messico. I media, raccontando la storia del Muro di Berlino, continuano a propinarci il viso falsamente rassicurante di John Fitzgerald Kennedy che tuona: «Io sono berlinese». Bella faccia tosta, quella di certi media. Il nuovo muro l'hanno costruito proprio loro, gli americani e oggi proprio lui, il presidente Obama, lo sta rendendo inviolabile. La barriera a sud degli Usa è chiamata dai messicani il «muro della vergogna». Lunga 1.200 chilometri è in cemento, pannelli di metallo e filo spinato con sensori elettronici e costa un botto di dollari. Proprio in questi giorni si stanno svolgendo lavori di rinforzo. Non dimentichiamo poi il muro di cemento tra Israele e Cisgiordania. Al momento se ne è costruita poco più della metà. Il muro, bollato dall'Assemblea Generale dell'Onu e dalla Corte di Giustizia dell'Aia è stato invece considerato legittimo (ma guarda un po') dalla Corte Suprema di Israele. Precedente al muro di Berlino è la separazione tra Corea del Nord e del Sud. La barriera, nata nel 1953 lungo il tristemente famoso 38° parallelo, è costituita da due linee di filo spinato divise da un campo minato. Il muro più lungo? È in realtà un complesso di otto muraglie, per totali 2.700 chilometri, tra il Marocco e le aree controllate dal «Fronte di Liberazione Popolare di Saguia el Hamra e del Río de Oro», detto brevemente Fronte Polisario.