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Cruz-Almodovar, travolti da un insolito destino

Penelope Cruz e Pedro Almodovar

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Un vero e proprio delirio di folla ha accolto ieri a Fontana di Trevi Pedro Almodovar e la sua musa di sempre, l'incantevole Penelope Cruz, a Roma per presentare il film «Gli abbracci spezzati», dal 13 novembre in 300 copie distribuite da Warner. Il noir, che mescola alla commedia il melò, ruota intorno all'amore folle che nutrono per l'ex prostituta Lena (Cruz) il cineasta non vedente Mateo (Lluìs Homar) che si fa chiamare Harry Caine, e suo marito, il magnate Ernesto (José Luis Gomez) che diventa produttore per soddisfare il capriccio della moglie, quello di fare l'attrice. Il segreto dei due contendenti, in un passato di intrecci e scatole cinesi, è noto solo a Judit (Blanca Portillo). In un rincorrersi e sovrapporsi di immagini di ieri e di oggi, emerge l'omaggio al cinema con mille citazioni: da «Viaggio in Italia» di Roberto Rossellini a Louis Malle e Jeanne Moreau, da Tonino Guerra e Fritz Lang a Alfred Hitchcock e perfino a «Via col vento», quando la Cruz cade rovinosamente dalle scale. Ma - come ha sottolineato Almodovar - questo film è soprattutto un omaggio all'amore. Quando qualcuno gli ricorda che gli ultimi scandali dei politici italiani, tra escort e trans, sono spesso paragonati ai film almodovariani, il regista ha un guizzo di risentimento e dice di voler essere nominato «solo per il cinema e per i buoni film che ho fatto. Gli scandali sono in tutto il mondo e se è noto quanto io abbia cercato di togliere tabù e maschere dai miei personaggi, è pur vero che ho sempre raccontato l'amore. Qui rievoco l'amour fou che devasta e distrugge, l'amore tra padri e figli e l'amore per il cinema, al quale devo molto: negli anni '50 in Spagna tirava una brutta aria e l'unica cosa che mi manteneva in vita era la realtà cinematografica. Non mi piacciono le nuove tecnologie di oggi, fanno perdere l'emozione, per questo preferisco lavorare artigianalmente. Ritrovandomi ad aprire le stanze degli alberghi con la scheda elettronica, e non con le chiavi, ho pianto, metaforicamente s'intende». Uno dei temi degli "Abbracci spezzati" è anche il doppiaggio. E per Almodovar «non è una caso che sia stato ereditato da Paesi, come Spagna, Italia e Germania, che hanno subito una dittatura. Il doppiaggio era un modo sottile per esercitare il controllo». Molte le scene della pellicola nelle quali appaiono dei crocifissi, ma per il regista della «Mala educacion» non sono sempre «metafora di una realtà, di una fede o di una educazione religiosa cristiana. A volte, diventano nei miei film solo elementi decorativi, icone pop. La questione sollevata dalla sentenza della Corte di Strasburgo che vorrebbe togliere i crocifissi nelle scuole è stata ormai accettata nella Spagna di oggi, multietnica e multireligiosa. Nel senso che alla fine la scelta determinante spetta sempre alle comunità locali». Infine, da Almodovar arriva inaspettatamente un'autentica dichiarazione d'amore nei confronti della sensuale Penelope Cruz: «È un'attrice viscerale con un forte senso dell'umorismo, una grande forza interiore insieme con una vulnerabilità infantile che la rende speciale. Io e Penelope siamo una coppia felice, la nostra relazione si basa su due cose: la verità e la mancanza di sesso. Sono una persona sincera e a Pelelope dico sempre la verità perché lei ha una tendenza paranoica e mi chiede ossessivamente di dirle la verità, grazie a me la sua paranoia non si è trasformata in una patologia psicotica». Penelope lo guarda, sorride e poi risponde: «Lo conosco da quando ho 13 anni. Quando la mattina ci guardiamo negli occhi sappiamo già di che umore siamo. Ma sul lavoro non superiamo mai il limite: io resto l'attrice e lui il regista. Tra noi c'è un grande rispetto. Ma anche se lui voleva che m'ispirassi alla Hepburn per il film, io mi sentivo più vicina alla Loren, alla Cardinale o alla Magnani».

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