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«Faccio cinema grazie a Lucio Dalla»

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Un'occasioneper entrare in contatto con il mondo del cineasta bolognese, poeta della memoria e cantore della provincia. A rivelare il ruolo che la musica ha e ha sempre avuto nel suo lavoro è lo stesso Avati: «Ho studiato e suonato per dodici anni il clarinetto – racconta il regista – Ma quanta fatica prima di trovare la strada giusta! Avevo passione, ma non talento. Lucio Dalla, mio compagno di studi musicali al Conservatorio, era un mostro al clarinetto, io alla fine rinunciai. Insomma io studiavo di più, ma suonavo peggio. Mi sento un musicista fallito. Ho sempre avuto considerazione per la musica: suonare insieme agli altri in giro per il mondo è la cosa più straordinaria. La musica ha a che fare con la mia giovinezza. Ora mi vendico nel cinema (che ho scoperto vedendo 8 e mezzo di Fellini), usando la musica in un modo vistoso, impudico. La colonna sonora rispecchia il sentimento dell'autore, ma non sempre coincide con la scena che si vede». E non è neppure pessimista Avati sul futuro della musica classica in Italia. «I giovani – prosegue - seguono la musica, si dimostrano interessati, frequentano i concerti. I concerti aiutano a non pensare ad altre cose e soprattutto la musica aiuta a non sentirsi soli, abbraccia la vita».

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