Evviva la commedia
Tiberiade Matteis La gente vuole ridere e la commedia regna sovrana nei cartelloni teatrali. Nei debutti romani di questa settimana c'è una netta prevalenza di testi brillanti e di performance da cabaret che asseconda l'urgenza sempre più diffusa di procurarsi un'occasione di svago e spensieratezza. L'ironia è comunque una lettura del mondo e gli autori classici e contemporanei la utilizzano in abbondanza anche per veicolare i messaggi più seri. Si gioca con l'imprevedibilità dei sentimenti quanto con il timore del vicinato con «L'inquilina del piano di sopra» di Pierre Chesnot, interpretato al Manzoni fino al 15 novembre da Pietro Longhi e Michela Andreozzi nei panni dei proprietari di due appartamenti del medesimo stabile, costretti a conoscersi e a finire per andare sin troppo d'accordo. È, invece, un noir tutto risibile «I 39 scalini» di John Buchan e Alfred Hitchcock con trentanove ruoli in cento minuti di spettacolo per quattro attori come Ninì Salerno, Barbara Terrinoni, Roberto Ciufoli e Manuel Casella, diretti da Maria Aitken al Vittoria fino al 22 novembre. Un dissacrante approfondimento sul «maschio» è realizzato in un'ora e venti di cabaret al femminile in «Sono una donna sòla» di e con Giulia Ricciardi, nella sala Gianni Agus del Teatro Dei Satiri fino al 29 novembre, che disegna con decise pennellate quelle piccole quotidianità in cui tutte le donne si riconoscono, risultando inequivocabilmente «vittime consenzienti» dei comportamenti familiari e intimi imposti dai compagni del cosiddetto «sesso forte», destinato a uscire sconfitto da questa esilarante parabola comica. A viaggiare nella realtà di oggi con occhio demistificante è anche «Uno» di Massimiliano Bruno, con regia di Barbara Marzoli al Sette fino al 15 novembre, mentre torna alle origini dello sguardo disincantato sulle miserie umane «La donna di Samo» del greco Menandro, allestita da Mario Prosperi a giorni alterni, fino al 15 novembre al Teatro Greco. Le vena più umoristica di Cechov è esaltata in «Tre sorelle tre» di Mario Moretti con Beatrice Gregorini, Alessia Franchin e Tiziana Scrocca, dirette da Claudio Boccaccini all'Orologio fino al 15 novembre. E non può mancare neppure l'assurda visionarietà di Beckett, rinnovata nell'«Aspettando Godot», tradotto da Carlo Fruttero e diretto da Lorenzo Loris all'India fino all'8 novembre con Gigio Alberti.