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Sergio Cammariere «Siamo un Paese di finti»

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.Nessuno escluso». Sergio Cammariere ne ha per tutti all'indomani della pubblicazione del suo nuovo album «Carovane». Tredici canzoni che intrecciano melodie struggenti e strumenti esotici. Sergio Cammariere, chi c'è nelle sue carovane? «Ci siamo tutti noi. Siamo in viaggio verso la consapevolezza, la conoscenza. Ci sono momenti di crisi in cui si attraversano deserti ma anche quello serve a dare un senso alla nostra esistenza. È una ricerca spirituale». Un contatto con il misticismo? «Per me fare musica è una missione. È come pregare e entrare in contatto con chi mi dà la forza di andare avanti. È un rapporto mistico che si riflette anche nell'uso degli strumenti». Nell'album c'è una canzone intitolata «Il Paese dei finti». I riferimenti sono puramente casuali? «Inutile nascondere che si tratta di un'arringa contro la politica. Ci sentiamo tutti a disagio tra questi litigi continui. Ma i finti siamo tutti noi che viviamo in una realtà caotica dove paradossi e non detto sono i veri protagonisti». Non si salva proprio nessuno? «Beh, non esageriamo. C'è chi si preoccupa davvero del nostro futuro. C'è Obama». E in Italia? «Sono favorevole alla riforma della scuola di Mariastella Gelmini che introduce il liceo musicale. Ma al ministro chiederei di creare un comitato di saggi con personalità provenienti dai conservatori. Si dovrebbero organizzare dibattiti e concerti nelle Aule Magne». Lei è nato in Calabria. Cosa pensa delle recenti affermazioni di Antonello Venditti sulla sua regione? «Non c'è dubbio che la situazione della Calabria è difficile e il turismo non c'è più. Ma Antonello ha fatto una gaffe e noi calabresi siamo permalosi. Non dobbiamo dimenticare che Venditti ci ha regalato tante belle canzoni. Col tempo si sistemerà tutto». Cosa pensa di programmi come X Factor e Amici? «Sono un male che affligge tutto il resto. Ormai si parla solo di audience e di falsi miti. Nessuno vuole fare la gavetta. Io vorrei essere un esempio per gli altri».

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