Quella lista della spesa che rivoluzionò il mondo
Lenticchie,pantofole calde per il figlio, zucchero: è una lista della spesa, come quella che ogni padre di famiglia può ritrovarsi per le tasche, scritta sul retro di una vecchia lettera. Ma ad un certo punto gli oggetti diventano misteriosi. Diversi tipi di vetro, specchi e... una canna d'organo. Tutto quello che serviva a Galileo Galilei per costruire il suo telescopio e cambiare il corso della storia. La riproduzione di questa «lista della spesa» è da oggi in esposizione a Roma, a Palazzo Incontro in via dei Prefetti, dove ha aperto i battenti la mostra «Il Telescopio di Galileo - Lo strumento che ha cambiato il mondo». Questa lista è importantissima, spiega il curatore dell'esposizione, Giorgio Strano, storico dell'astronomia, tra i massimi esperti di Galileo, «perché collega lo studioso al suo lavoro». Ci fa capire come Galileo realizzò il suo telescopio. Sì perché dietro alle intuizioni del genio pisano ci sono, come sempre accade in questi casi, alcuni misteri. Galileo non si interessava di ottica, eppure nel 1609, in pochi mesi prese quello che era un «giocattolo», cioè il cannocchiale di due costruttori di occhiali olandesi, in grado di ingrandire due o al massimo tre volte gli oggetti osservati e lo portò a una potenza di oltre trenta volte. Organizzata dall'Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze l'anno scorso la mostra ha poi «traslocato», apprezzatissima, a Pechino, Filadelfia e Stoccolma. Ora, grazie alla Provincia di Roma e all'impegno del suo presidente, Nicola Zingaretti, in collaborazione con Civita, l'evento è arrivato nella Capitale. In esposizione c'è soprattutto il genio di Galileo attraverso le riproduzioni di strumenti scientifici che, ancora oggi, risultano stupefacenti. Su un grande supporto spiccano due grandi lenti, uno specchio e una sfera di cristallo: tutto quello c'era a disposizione nel Seicento in materia di ottica. Eppure a Galileo furono sufficienti per creare l'oggetto per esplorare il cosmo. Strabiliante, perché in molti osservarono il cielo. Ma pochi capirono. Anzi, uno solo: Galileo. Le primissime osservazioni di Galilei introdussero, con pochi sguardi, tre concetti che demolirono idee che resistevano da secoli. «Galileo capì subito - spiega il professor Strano - la natura "terrestre" della Luna. Fino ad allora si credeva che fosse una "sfera perfetta", un "oggetto sidereo". Galileo invece seppe dove guardare e capì quello che vedeva. Poi osservò molte più stelle di quelle che si potevano individuare ad occhio nudo, intuendo le grandissime distanze che ci sono nell'universo. Scoprì inoltre i satelliti di Giove, che lui chiamava Satelliti Medicei, e questo fece cadere la convinzione che tutti i corpi celesti giravano attorno alla Terra». A disposizione del pubblico documenti e soprattutto oggetti, funzionanti, che rivelano il Galileo «meccanico», che provò, avvitò, saldò, con incredibile perizia, per giungere al suo obiettivo. L'esposizione è corredata di uno schermo interattivo con video che illustrano la storia dell'astronomia. Una scienza, e qui si capisce chiaramente, fatta di strumenti, che hanno rivoluzionato la storia.