Un dramma che esplora sadismi e antichi silenzi
Direcente, avendo rifatto a Hollywood il suo terribile «Funny games», sulla scorta di un suo film di egual titolo realizzato in patria, aveva confermato la sua predilezione per la malvagità e il sadismo, anche con accenti prossimi allo strazio. Oggi, tornato a casa, non rinuncia a quella sua predilezione, ma l'esprime quasi solo in chiavi intime, fra il non detto e addirittura il silenzio. In un villaggio agricolo della Germania del nord, proprio alla vigilia della Grande Guerra. Gente se non tutta povera comunque modesta, per la più parte contadini al servizio di un Barone che è tra i maggiorenti del luogo. Gli altri sono il Pastore, il medico, il maestro, con donne solo di sfondo, senza nessun peso, e molti ragazzi e bambini terrorizzati in genere da genitori autoritari totalmente incapaci di comprenderli. La vicenda ce la racconta il maestro che lì è anche l'unico senza colpe mentre tutti gli altri attorno sono dediti al male, in ogni sua forma, anche se lo si tiene ferocemente celato sotto un manto, del tutto fittizio, di rispettabilità. Drammi, misteri, incidenti anche gravi, rapporti interpersonali in cui non si accettano mai effetti veri e neanche un sospetto di pietà. Su tutto, ma non cancellando niente, calerà il sipario della guerra, lasciandoci sommessamente intuire che quella gente schiava dell'ubbidienza, quei ragazzi pronti a piegar sempre la testa di fronte a una cosiddetta autorità di lì a qualche anno saranno pronti ad schierarsi sotto le nere insegne del nazismo... Haneke, per le sue immagini, ha scelto il bianco e nero (ricordandoci Bergman), nei ritmi ha privilegiato una sorta di lentezza che gli ha consentito di approfondire sia le psicologie sia le cornici - interni ed esterni - in cui tutti si muovono, mai gridando anche quando gli eventi sono tetri se non addirittura terribili, in cifre in cui l'ambiguo e il reticente splendidamente dilagano, pur illustrati da quel commento del maestro che, nelle stesse cifre, preferisce enunciare anziché spiegare. Gli interpreti, a noi poco noti, bambini e adulti, sono una galleria straordinaria di facce. Che non si dimenticano.