«Genitori anaffettivi allevano bambini crudeli e repressi»

Designatodalla Germania agli Oscar (e da oggi nelle sale distribuito da Lucky Red), il film racconta strani avvenimenti che accadono in un villaggio protestante della Germania del Nord (tra il 1913-1914) che acquistano sempre più l'aspetto di un rituale punitivo. Haneke, i figli educati in modo repressivo sono destinati ad essere sadici e violenti? «Il periodo fascista e nazista è stato elaborato in Germania. Non è stato lo stesso per l'Austria: noi siamo maestri nel nascondere le cose. Il film parla sicuramente d'educazione, ma per quanto riguarda la verità ne sappiamo davvero poco sulla realtà delle cose. Solo i film di serie B riescono ad esprimere certi fatti in modo chiaro e perentorio. Il mio obiettivo era di presentare un gruppo di bambini ai quali vengono inculcati degli ideali considerati assoluti e il modo in cui li assimilano. Un principio assoluto o un ideale, sia esso politico o religioso, perde di umanità e porta al terrorismo». L'educazione di oggi, più libertaria, porterà frutti migliori alle nuove generazioni? «Oggi i giovani pensano che siano i soldi a risolvere tutto e sono educati solo dai media. Non è certo meglio di quello che si vede nel mio film in cui ad educare erano Stato e Chiesa. Ora, l'educazione estetica avviene solo attraverso la tv, è disastroso». Violenze e sensi di colpa sono sempre al centro delle sue opere? «Sì, sono soggetti presenti in tutti i miei film. La violenza è inevitabile. Quanto al senso di colpa, sono cresciuto in un universo giudeo-cristiano dove questo tema è onnipresente. Non è necessario essere cattivi per diventare colpevoli: fa parte del nostro quotidiano. Nel "Nastro Bianco" sullo sfondo c'è la religione luterana, ma ad ispirare la storia è stato il documentario "Lo specialista" sul processo al criminale nazista Adolf Heichmann. Mi ha sempre colpito è il fatto che durante il processo Heichman si difendesse con la stessa tesi: "In fondo ho fatto solo il mio dovere", diceva». C'è il pericolo che possano prendere il sopravvento società simili a quelle descritte nel film? «Non certo in quei termini. Ci sono però società che cadono nelle illusioni di chi promette loro una vita migliore. Succede in Italia come in Austria, con il caso della morte misteriosa di Heider. Tutto il mondo è paese e il caso Marrazzo non è solo italiano: è comunque un uomo che mi diverte e, anche se patetico, fa persino sorridere».