Pinocchio: la super-marionetta snobbata dalla scuola
Ora fanno Pinocchio in tv. Così magari i nostri ragazzini lo conosceranno. Poiché non è detto che nelle scuole lo si legga. No, non è detto per niente. Anzi, Collodi con il suo strano figlio sembra quasi un desaparecido. Nonostante sia il libro italiano più letto al mondo, la nostra scuola - brava a uccidere la letteratura o a esaltare i minori mentre i grandi vengono dimenticati - non si accorge quasi mai di Collodi. Come non si accorge quasi mai di Guareschi. Allora benvenuti i film, se son fatti bene. Eppure Pinocchio resta una storia piena di suggestioni e di provocazioni adatte al nostro presente. In questa epoca di "fabbricazione" in vitro di bambini, che faccenda è mai questa di un pupazzo che prende vita? Che cosa lo anima? E cosa è questa sua vicenda di entusiasmi e sperdimenti, di buoni propositi e di deviazioni? Di voci della coscienza? Roba vecchia, hanno sentenziato coloro che quarant'anni fa si sentivano i giovani con in mano il futuro e hanno fatto invecchiare l'Italia e il mondo. Roba obsoleta, han decretato i pedagogisti che hanno messo le loro grinfie sulla scuola ottenendo il gran risultato che la scuola ha pressoché nessun influsso sulla quantità e sullo stile di lettura dei nostri ragazzini. E allora Collodi ha ceduto il passo agli scrittori specialisti per l'infanzia. Quasi tutta robetta. Certo, Collodi ha continuato e continua a far discutere. Addirittura un Cardinale, Giacomo Biffi, ne è stato uno dei più convinti alfieri negli ultimi anni, con acuti interventi e saggi. Un paradosso: uomini di Chiesa che difendono quel che dovrebbe essere patrimonio della cosiddetta educazione nazionale. Forse non sarebbe male se in vista della cosiddetta festa dell'Unità d'Italia si facesse qualcosa (che so delle letture nelle piazze, nelle metropolitane, nei mercati) di questi grandi libri italiani. Uscendo una volta tanto dalle secche dei pregiudizi ideologici, delle letture pidocchiose di parte. Collodi, De Amicis, Guareschi e anche la grande poesia che è stata e può essere nostro patrimonio immateriale, più forte forse dei muri e delle stesse costituzioni scritte, delle leggi. Che so, Cardarelli, Ada Negri, Marinetti, D'Annunzio, Ungaretti… E quanti ancora. Del resto se l'Italia dice qualcosa nel mondo è soprattutto attraverso queste voci. Con la grande lirica, non con il teatro dei pupi a cui è ridotta spesso la nostra politica. Con le grandi voci di poeti e narratori, con i gesti degli artisti. Collodi come tutti i grandi narratori parte, secondo la felice intuizione di Stephen King da un grande "E se…". E se un burattino di legno diventa un bambino nella bottega di Geppetto? Così come: e se don Rodrigo vuole Lucia, promessa sposa a Renzo? Oppure: e se un uomo completamente buono da parere idiota arriva a San Pietroburgo? Insomma, viva il film se serve a rilanciare anche la lettura di Pinocchio, o l'ascolto della storia letta da mamme, da maestre o da voci registrate in audiolibri o i-pod. Perchè la parola letta o ascoltata ha sempre qualcosa in più della immagine televesiva o del cinema: muove l'immaginazione.