Straordinario Pappano dà il via a Santa Cecilia
Nonha fatto eccezione la stagione sinfonica ceciliana che ha scelto di proporre al pubblico capitolino, sotto la bacchetta del prediletto Antonio Pappano, beniamino dell'uditorio romano, nientemeno che la Missa Solemnis di Ludwig van Beethoven, pagina rara e discussa. La storiografia infatti si è divisa dinanzi a questa poderosa pagina beethoveniana, data alle stampe a soli tre anni dalla morte. La partitura tuttavia si lega anche storicamente alle vicende dell'Accademia, che a distanza di cento anni, nel 1924, la presentò per la prima volta al pubblico romano nelle storiche stagioni dell'Augusteo. Con un quartetto vocale di apprezzabile duttilità, formato dal soprano Emma Bell, dal contralto Anna Larsson, dal tenore Roberto Saccà e dal basso Georg Zeppenfeld, Pappano ha così restituito alla vita la magniloquente partitura, sottolineandone forse più i momenti grandiosi e spettacolari che quelli intimistici (il toccante Sanctus col violino solista). I toni di questa confessione di fede, dai tratti più laici che confessionali, si accendono di una religiosità anomala, attraversata dal dubbio, conquistata quasi a forza dopo violente esplosioni interiori. Una religiosità quasi laica appunto che pone in primo piano l'uomo Beethoven con tutti i suoi crucci e le sue paure. Lodevole la prova del coro e della grande orchestra, ma l'impressione è che la musica parli più alle menti che ai cuori.