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Anne Riitta Ciccone, il prossimo tu il suo ultimo film un successo? «Sì.

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Trestorie in tre diversi paesi europei. Tre storie che si intrecciano tra di loro. È stato accettato bene sia dal pubblico che dalla critica». E per lei cosa ha significato? «È stata un'esperienza molto singolare. Ho girato nelle mie due patrie». Un tema, quello de «Il prossimo tuo», molto attuale... «Sì. Incapacità di fidarsi, i tanti pregiudizi per la società attuale, il timore della diversità». Lei è fiduciosa per il futuro? «Credo che tutti noi dobbiamo essere uniti per il futuro. L'umanità deve amare il prossimo e fidarsi degli altri». Dove è nata? «In Finlandia ad Helsinki. Mamma finlandese mio papà siciliano entrambi operai. Un siciliano in vacanza in Finlandia mio papà, a soli 17 anni, lì ha incontrato la donna che poi sarebbe stata sua moglie e la donna della sua vita. Ed hanno regalato a me la vita». Come ricorda il suo periodo finlandese? «Un bel periodo della mia vita. Praticamente vivevo in una comunità con mia nonna. Ero una ragazzina molto indipendente. E la fantasia non mi mancava». In che senso? «Mi piaceva volare con la fantasia ed ero proprio capace di inventare storie per i miei coetanei». E poi il trasferimento in Sicilia? «Sì, avevo 7 anni e sono rimasta in quella bellissima isola sino a 18 anni». I suoi film sono autobiografici? «Spesso, anche nel prossimo tuo, c'è un po' della mia vita e delle mie esperienze quotidiane». Quando le è arrivata la voglia del cinema di cinema? «Avevo 9 anni. Mi sono laureata in filosofia e ho cominciato a fare il lavoro del cinema con tanti autori bravi come assistente ed aiuto regista». Si sa poco della sua vita privata, una scelta? «Per il lavoro ho trascurato la mia vita privata. Non sono sposata e non è una grande rinuncia. Non ho figli, per ora».

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