Dramma o commedia l'ambiguità è un'industria
Ma che cos'avranno di speciale questi gay, veri o presunti, che riescono sempre a fare il «pienone» al botteghino dei cinema? Al Festival del Film di Roma di grandi film ce n'erano, ma alla fine hanno vinto i nazigay di «Broderskab», una pellicola che, arrivata al Festival, non aveva nemmeno un distributore. Alla fine ha «spianato» kolossal come «Up in the air» di Jason Reitman con George Clooney (forse se avesse detto che è gay, come sostiene Brad Pitt, avrebbe avuto più successo) o «L'uomo che verrà» di Giorgio Diritti. La tormentata storia d'amore tra un giovane neonazista danese e il suo caporale ha «ammaliato» il vecchio (si fa per dire) volpone Milos Forman, presidente della giuria che, non per niente, ha parlato di «un festival a misura d'uomo». Bene, se i nazigay di «Broderskab» vincitori del Festival arriveranno subito subito (sarebbe giusto) nelle sale italiane, faranno a gomitate con «Brüno», irresistibile commedia con Sacha Baron Cohen, già «Borat», già divo della tv inglese, già autista di Madonna (in un famosissimo video). «Brüno» è uno stilista austriaco gay fino alla follia (Paris Hilton nemmeno si sogna le sue mise e i suoi accostamenti di colori). Tutto sommato una «commediola» che nei soli Stati Uniti ha incassato 60 milioni di dollari (in tutto il mondo 136). Fate il paragone con l'ultimo film di Woody Allen, «Basta che funzioni», che in tutto il mondo ha incassato 21 milioni di dollari. «Brüno» guarda comunque dal basso il famoso «Brokeback Mountain», trionfatore a Venezia 2005. I cowboy gay hanno totalizzato 178 milioni di dollari. E tutto con film «recitati», molto difficili da realizzare, artisticamente, ma con un costo di produzione estremamente contenuto. Ma non c'è da stupirsi: da sempre tutto quello che è gay al cinema ha una marcia in più: a partire da quel «A qualcuno piace caldo» (1959) con Tony Curtis e Jack Lemmon che, orrendamente travestiti da donna, hanno trascinato al cinema milioni di persone, anche se qualcuno, forse, ci andò per vedere Marilyn Monroe. E per il futuro? Nel 2010 arriverà lo statunitense «Is it Just Me?» che esplora il tema del «triangolo». Ovviamente tutto gay.