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La vendita dell'archivio Vasari per i super-esperti è una bufala

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.Cominciamo dall'inizio, chi era Giorgio Vasari (perché non tutti sono storici dell'arte): un pittore, ma anche critico d'arte e appassionato di storia vissuto in Toscana nel '500, famoso il suo trattato: «Le Vite». Uno che contava molto, amicissimo di Michelangelo Buonarroti, quello della Cappella Sistina. Bene, questo Vasari aveva un gran mucchio di carte, in tutto 31 fascicoli (tra le quali spiccano 17 lettere con sonetti e disegni di Michelangelo), che furono ritrovati nel 1908 e che, dopo non poche contese sulla proprietà, furono posti, dopo un attento restauro a spese dalla Soprintendenza archivistica Toscana, in una cassaforte che si trova all'interno di Casa del Vasari, ad Arezzo. La proprietà dei documenti è della famiglia Festari, ma l'intera collezione è vincolata: deve rimanere dove si trova. L'altro giorno un fulmine a ciel sereno: l'intero archivio è stato venduto ad una società russa per 150 milioni di euro. Parola del sindaco di Arezzo Giuseppe Fanfani, al quale è stato notificata la transazione con la richiesta, se interessa, di far valere il diritto di prelazione che hanno le autorità italiane (entro 180 giorni) e acquisire l'archivio. Ovviamente «scucendo» belli 150 milioni di euro, che non ci si arriva nemmeno con il Superenalotto. Politici, sovrintendenti di mezza Italia sono insorti: l'archivio deve restare in Italia. L'intera Regione Toscana si è sollevata al grido: difendiamo l'archivio Vasariano! C'è chi ha chiesto a Berlusconi di parlarne direttamente con Putin. Ma chi di queste cose se ne intende è scettico. Come il professor Maurizio Marini, storico dell'arte, tra i massimi esperti italiani del Rinascimento e del Barocco, nonché, per usare un termine poco accademico, ma che calza a pennello: una vera «Cassazione» per Caravaggio. «Ma cosa se ne fanno i russi dell'Archivio del Vasari? - Si chiede realisticamente Marini - Quei documenti valgono per gli addetti ai lavori. Avrebbero un senso in Francia, in Gran Bretagna, negli Stati Uniti, Paesi che hanno interesse per queste collezioni. Ma in Russia non c'è mai stato un manierismo. E poi lo Stato italiano può bloccare tutto». Il critico d'arte e sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi è più diretto: «È tutta una bufala, la misura della cifra prova che è tutta una burla, pensata per indurre lo Stato a effettuare una prelazione - afferma il "Vittorio furioso" - La quotazione di quel carteggio è inferiore ai dieci milioni di euro». Ma c'è chi non la pensa così, come il legale della famiglia Festari, Alberto Marchetti: «Nel 2002 un solo disegno attribuibile al Buonarroti fu aggiudicato per 11 milioni di euro». Su tutta la vicenda il ministro per i Beni e le Attività Culturali Sandro Bondi vuole vederci chiaro e ha immediatamente disposto un'inchiesta. E come in un vero giallo arrivano gli investigatori: del caso si starebbero già occupando i carabinieri del Nucleo Beni Artistici.

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