Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Cristo e Marx abisso non colmabile

default_image

  • a
  • a
  • a

Nonè insomma bastata la condanna della Teologia della Liberazione formulata dal cardinale Joseph Ratzinger, quando era prefetto della Congregazione della Fede: una condanna che portò il leader del movimento, Leonardo Boff, a lasciare l'ordine francescano e decretò la dissoluzione di quella prospettiva rivoluzionaria. Ad agitare le acque è ora un articolo di padre Georg Sans anticipato dall'Osservatore Romano e in cui il pensiero di Karl Marx viene indicato quale fonte di sollecitazioni. Nonostante i regimi socialisti abbiano fatto tutto il possibile per sradicare la religione, c'è chi continua a subire il fascino del socialismo. Nessuno nega che Marx sia stato un pensatore importante, ma è necessario rilevare - come colsero i nouveaux philosophes - che si comprende il carattere criminale del marxismo storico solo alla luce del Capitale. Esiste infatti uno stretto legame tra le tesi marxiane e i massacri di Lenin e Pol-pot, frutto di una completa indifferenza per i diritti individuali. E questo perché nel marxismo ogni forma giuridica è una semplice "sovrastruttura", messa a protezione dei rapporti di sfruttamento. Per giunta, in Marx la guerra è sorgente di civiltà, tanto che egli esaltò il colonialismo britannico. Padre Sens invita a riconsiderare le tesi marxiane sullo sfruttamento e l'idea che il profitto sarebbe una ricchezza negata all'operaio. Peccato che l'idea del plus-lavoro sia indifendibile, poiché esiste un profitto del lavoratore (che quando vende il lavoro stima che il salario valga più di quanto cede) e un profitto dell'imprenditore (che preferisce quel lavoro ai soldi). Per questo Sens sbaglia quando riprende "la tesi marxiana che alla fine è sempre il lavoro reale degli uni quello che crea la ricchezza eccessiva degli altri". Non è così, poiché ci si può arricchire, e molto, anche senza sfruttare il prossimo. Ignorare tutto ciò, significa ignorare la natura stessa della vita economica.

Dai blog