Roma insorge contro il negazionismo
Un ricercatore de «La Sapienza», Antonio Caracciolo, nega l'Olocausto sul suo blog. Immediate le reazioni. Il rettore dell'ateneo, Luigi Frati, preannuncia un provvedimento disciplinare contro di lui. Condanne alle tesi di Caracciolo sono venute dal sindaco Alemanno, dai presidenti di Provincia e Regione Zingaretti e Marrazzo. La comunità ebraica annuncia che denuncerà questo «signor nessuno». «Hitler è buono e vuol bene all'Italia». Così scriveva Romano D., scolaro di terza della scuola media inferiore De Amicis di Firenze. Gli faceva eco il compagno di banco Piero D. che, sentendosi amato da Adolf, ricambiava di cuore: «La fiamma che arde nel nostro cuore per il Fuhrer non si spenge mai». Ma era il 1938. Siamo ad ottobre del 2009, eppure pare che Hitler e Stalin ci vogliano ancora tanto bene, come a dire che c'è molto lavoro per il ministro Gelmini e per l'Esecutivo Berlusconi. Qui lo dico e qui non lo nego: il disastro della scuola pubblica è la fonte di quasi tutte le distorsioni, le inefficienze, i ritardi, gli sprechi, l'impreparazione, i mali della nostra Patria, dalla malasanità alla malagiustizia, dal Csm alle Banche, sino alla Cgil e così via. Dal 1968 Medie ed Università sfornano, infatti, troppi ciuchi apocalittici e male integrati, per giunta velleitari, pretenziosi, ambiziosi e saccenti, che, poi, stante la media bassina, nulla o poco conoscendo, si sono affermati nel mondo delle professioni e, magari, se dotati di furbizia luciferina, son riusciti, non sapendo far proprio niente, a scalare Parlamento e Governo. Nella galassia della istruzione pubblica, tuttora, non ci facciamo mancare niente. Ci sono docenti, si fa per dire, che, in luogo di insegnare alcunché di scientificamente fondato, fanno agitazione e propaganda. Ricordo, ad esempio, un insegnante di fisica nei licei romani, che, preferendo il marxismo-leninismo alla termodinamica, inserì nel programma la lunga marcia di Mao Tse Tung, Lin Piao e la banda dei quattro. Altri, di contro, propongono apologie ed anche panegirici del nazionalsocialismo. Marx-leninisti e nazisti si presentano opposti e confliggenti, ma su un punto s'incontrano spesso e volentieri: solidarietà acritica ai palestinesi e antisemitismo militante, benché presentato edulcorato sotto foggia di antisionismo. L'ultimo inno a Hitler proviene da Antonio Caracciolo, ricercatore di Filosofia del Diritto alla Sapienza, il quale ama il pensiero di Carl Schmitt il giurista nazista, che, fra l'altro, intrigava anche certi intellettuali della sinistra Pci come Tronti e Cacciari. Non è Schmitt, certo degno di studio, il problema, però; bensì l'Olocausto che il giovinotto - che sia lo scolaretto del 1938 reincarnato? -, definisce "leggenda", negandolo alla radice. Caracciolo, uno di coloro che, non sapendo, insegna, se la prende col sindaco Alemanno e con Riccardo Pacifici, il presidente della comunità ebraica romana, colpevoli di organizzare i viaggi della Memoria ad Auschwitz. Sarebbero, afferma, "diseducativi", mentre egli si sente giusto e provetto pedagogo, visto che definisce il sionismo, cioè la legittima difesa della Patria da parte del popolo di Mosè, "assai peggio del nazismo". Tuttavia, l'affermazione più grave, intrisa nel fiele nazista, riguarda un collega della Sapienza, il professor Giorgio Israel. L'analisi attenta del lessico ("Giorgino", "frignare") e delle similitudini ("maialino", "scannato") delle connotazioni di Caracciolo disvela un tremendo cono di odio e di dispregio verso gli ebrei: "Il problema è che appena Giorgino si sente toccato si mette a frignare come un maialino che stia per essere scannato". Inutile spiegare che dare del maialino da scannare ad un israelita più che un insulto sanguinoso configura terrorismo verbale, oggi; domani chissà, forse cruento. L'amarezza per questo ennesimo rigurgito di antisemitismo viene solo in parte alleviata dal fatto che Caracciolo appartiene alla categoria degli assistiti dallo Stato, tant'è che egli stesso ammette di insegnare in un'aula quasi vuota, con meno di dieci studenti. Forse sarebbe il caso di risparmiare ai giovani romani il suo insegnamento a sragionare, destinando Caracciolo a lavori socialmente utili, senza, dunque, perseguirlo penalmente, col rischio, così, di farne un martire ed un'icona di Hamas o di Al Qaeda. Il caso Caracciolo fa venire in mente il vescovo inglese Richard Williamson, anch'egli negazionista sulla scia dell'antigiudaismo cattolico, cancellato per sempre da Giovanni Paolo II, che chiese perdono e chiamò gli israeliti "fratelli maggiori". Williamson non patisce più la scomunica, resta sospeso a divinis sine die. Insomma, è stato retrocesso ai lavori socialmente utili e silenti.