Gabriele Antonucci Secondo il Talmud, il libro sacro dell'Ebraismo, ogni uomo nel corso della propria esistenza dovrebbe fare un figlio, piantare un albero e scrivere un libro.
Larassegna, curata da Ariela Piattelli, Raffaella Spizzichino e Shulim Vogelman, racconterà i percorsi tracciati nei secoli dalla letteratura ebraica e le nuove frontiere, assieme alle sfide che essa dovrà affrontare nel futuro. «Parlare di letteratura ebraica - ha sottolineato l'assessore comunale alle Politiche Culturali Umberto Croppi - non vuole sottolineare il carattere di separatezza ma, al contrario, allargare il campo alle tante contaminazioni della cultura ebraica». Per il presidente della Provincia Nicola Zingaretti si tratta di un «festival fresco e originale, che dà una possibilità di conoscenza dell'altro estremamente positiva». Uno dei temi principali di questa edizione sarà la storia, grazie anche alla presenza di studiosi importanti come Benny Morris, che sabato alle 21, intervistato da Antonio Monda, condividerà la sua esperienza di storico che ha modificato la visione del conflitto israelo-palestinese. Il giorno dopo sono previsti gli incontri «Gli ebrei e la storia» con David Bidussa, Roberto Della Rocca e Anna Foa (ore 11) e «Il mestiere dello storico» con Carlo Ginzburg e Benny Morris (ore 21). Lunedì pomeriggio, alle 18,30, sarà la volta di «Voci di donne. Diaspore, tra Novecento e nuovo millennio» con Dalia Sofer, mentre alle 21 Mauro Marino interpreterà il monologo «Lo zio di Arturo» di Daniel Horowitz. Martedì alle 21 si terrà l'incontro «Le frontiere invisibili della memoria» tra i giornalisti Nahum Barnea, Mario Calabresi e Maurizio Molinari, a cui seguirà l'evento «Vintage: rileggere Bernard Malamud» con letture di Stas' Gavronski e Eraldo Affinati. La giornata conclusiva sarà dedicata, a partire dalle 18, interamente alla storia di Tel Aviv con Yahoshua Kenaz e Benny Barbash.