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"Me ne infischio di Celentano"

Teo Teocoli

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Disdetta. Teo Teocoli plana su Roma quando ancora ai lupetti brucia lo sgarro del signore in nero che al Milan ha regalato il rigore e agli uomini del testardo Ranieri no. Così si è dovuto sorbire i "bhuu" giallorossi. "Mi hanno fermato diecimila persone strillando "Avete rubato la partita" È quanto paga uno che parla in tv di calcio". E però non cede un millimetro: "La Roma ha giocato bene solo nel primo tempo, ma non ha saputo chiudere la partita. Così ben gli sta". Teo non le manda a dire. Non usa scorciatoie. Racconta se stesso, il suo mondo - che è quello di tanti - i suoi mal di pancia. Lo fa a teatro, per il sesto anno consecutivo, con il nuovo one man show, "La compagnia dei giovani", che debutta al 28 ottobre a Napoli e dura fino a primavera. Lo fa adesso con Il Tempo, nella platea vuota del Teatro Sistina, la stessa che riempirà a gennaio, quando la tournée toccherà la Capitale. La compagnia dei giovani, quella della sua generazione. C'è anche Celentano? Macché. Intanto io ho sette anni meno di lui. Poi Adriano è fuori dalla mia vita. Nel Clan io ero un ragazzino, non avevo voce in capitolo. E del resto nessuno. Neanche Don Backy combinava niente perché con Celentano non si fa carriera. Adesso è peggio. Volevo scrivere un musical su di lui, sulle sue prime canzoni, perché dall'anno prossimo smetto con le tournée. Ma lui non mi ha dato i diritti. A differenza di Caterina Caselli. Lei mi ha detto: ti costerà, ma è sì. Brutta parte. Ci conosciamo da 50 anni, con Adriano. Quando lui ha chiamato, io ho sempre risposto, e sugli attenti. Quando ho chiamato io, la risposta è stata il due di picche. Lui e Claudia Mori sono strani. In simbiosi. Egoisti. Tutto ruota attorno a loro, pure le vacanze. Sono fissati con Bordighera, che per me è una topaia. Hanno perfino accettato di farsi fare il servizio fotografico lì. Lei col fiore in bocca sugli scogli, lui disteso ai suio piedi. Ora il Molleggiato è su Sky. Lei ci fa un pensierino? Lui va in cartone animato. Ovvio, è il numero uno. Io contatti zero con la tv di Murdoch. Mediaset è stata per anni la sua casa. L'intrattenimento ha perso Mike. E sta per lasciare Costanzo. Non lavorerò mai più per il Biscione. Epoca finita. Nei palinsesti non c'è nulla che potrei fare. Non vorrà mica che vada a Domenica Cinque. Non resta che la Rai. Lì sì. Ma non uno spettacolo tutto mio. Solo da special guest. A "Colpo di genio" lei era conduttore e fu chiuso dopo due puntate. Era un format vecchissimo, "I cervelloni". Eppure aveva buoni autori, Moccia, Fazio. E c'era la Ventura. Invece da Carlo Conti, qualche giorno fa, ho alzato gli ascolti. Del resto io mi propongo, sono loro a tornare indietro. Avevo il contratto per Affari tuoi, alla fine hanno preso Pupo. Supersimo mi ha chiamato per Quelli che il calcio e non se n'è fatto niente. Idem per X Factor. Hanno scelto la Mori. Si vede che non piaccio. C'è di mezzo il suo caratterino. Beh, ecco come va. Ricci mi propone Paperissima. A lui i filmati, io la parte in studio. Ma mi arrivano 13 copioni. Allora litigo con Ricci. Idem con Fatma Ruffini. Il punto è questo. Sono uno libero, non sopporto briglie. Se invece si ragiona, è un'altra cosa. Fabio Fazio mi disse: basta Caccamo e uscirono altre imitazioni. A Zelig pure. Accetto di mettermi in gioco, non c'ho la stizza. Però con criterio. Beh, allora imiti Mourinho. No. Ci vorrebbero i tiranti per levarmi trent'anni di rughe. E poi non mi è vicino. Io imito spesso chi mi è amico. Moratti? Lui lo conosco da 40 anni. Non ci avevo mai pensato. Un giorno l'ho sentito e ho detto: domani lo faccio. Restiamo nel pallone. Che ruolo giocherebbe? Il portiere: devo parare i colpi. E poi faccio risse, meglio mi tengano tra i pali. Comunque continuo con La domenica sportiva. Capitolo Sanremo. Ci è andato tre volte, con soddisfazione sua e del pubblico. Ci tornerebbe? Di corsa. L'ho fatto per due edizioni come comico, bella emozione. Invece nell'ultima edizione sono stato sul palco 12 secondi per cantare con Alexia e Lavezzi. Ho incontrato giorni dopo Luca Laurenti. Gli ho detto: "Mi hai visto a Sanremo?". E lui: "Ma perché, c'eri?". Buoni rapporti con la Clerici? Antonella la conobbi al debutto, nell'hinterland milanese. Non l'ho più vista. Ha fatto strada. È gentile, docile, magari poi è pure forte. Ma insomma, con lei si può scherzare, ridere». Ma intanto c'è il teatro. Chi ha chiamato ne «La Compagnia dei Giovani»? Io sono il più piccolo. E l'idea del mio spettacolo è riaccendere i riflettori su un'epoca e i cantanti degli anni '60, che abbiamo dimenticato perché ci bombardano con tremila programmi, con le news 24 ore su 24. Dallara, per esempio. È un mito in Oriente, in Giappone. Ha vinto un festival in Corea. Canta in italiano? No, in coreano, in giapponese. "Taka muca, taka muca"...Come prima, più di prima t'amerò... Gli altri giovani. Nicola di Bari, un big in Sudamerica. Toto Cotugno, star in Russia». Perché non fa satira politica? Usa a Roma, non a Milano. Si brucia subito. Franceschini con i calzini azzurri non dura più di una settimana. E Berlusconi? Beh, fa la comicità di 40 anni fa. Ma ha un vantaggio. Le gag dei comici non si ossidano.

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