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Festival tra scontri e polemiche

Luca Argentero e Moran Athias

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Polemiche e scintille hanno infiammato ieri la prima giornata degli Stati Generali del Cinema italiano, nell'ambito del Festival di Roma. Luca Barbareschi ha lasciato la sala dopo un duro scambio di battute con lo sceneggiatore Stefano Rulli dei Centoautori. A far salire l'adrenalina sono state alcune dichiarazioni del deputato (nonché attore e produttore) che affermava come e quanto fosse suo il merito dei 60 milioni di euro dati al Fus. Rulli ha subito replicato: «A portarli avranno contribuito anche le manifestazioni di piazza». Ma Barbareschi ha ribattuto: «Delle manifestazioni al governo non fregava niente, se non fossi andato io a litigare con Tremonti i 60 milioni non sarebbero arrivati». Barbareschi sta ora lavorando a un progetto di redistribuzione del Fondo «basato su competenze e meritocrazia, dopo anni nei quali in Italia ci sono stati produttori che hanno fatto truffe». Durante il convegno, introdotto dal presidente Gian Luigi Rondi e dall'ad Carlo Fuortes, si è parlato anche della promozione del cinema italiano in sala e all'estero e della crisi del circuito cittadino del cinema. Per il sindaco Gianni Alemanno «il Festival di Roma è in crescita, occorre però renderlo più produttivo coinvolgendo operatori e sponsor privati». Ma una lacuna c'è stata, quella dell'assenza di un ciclo di proiezioni sul ventennale della caduta del Muro di Berlino, «anche se questa assenza è stata poi ricompensata dalla proiezione di "Popieluszko" dove ho visto Walesa piangere ed emozionarsi». Sul Fus, il sindaco capitolino ha poi detto che «il cinema deve essere finanziato con risorse pubbliche, come avviene in tutta Europa, ma occorre che si vada verso riconoscimenti di qualità e merito». Fra gli altri interventi anche quelli dell'assessore Umberto Croppi, del presidente degli esercenti Paolo Protti, del direttore del ministero dei Beni Culturali Gaetano Blandini e del presidente Associazione Made in Italy Franco Montini. Ieri è stata anche presentata la prima edizione della Bil (Borsa internazionale delle locations), primo punto d'incontro tra turismo e produzioni cinematografiche, alla presenza del vice sindaco di Roma Mauro Cutrufo. Un'altra polemica, al festival capitolino, è stata poi scatenata dalla commedia (fuori concorso) «Oggi sposi» (da venerdì in 400 copie distribuite da Universal) di Luca Lucini, che rilancia il genere allontanandosi dallo stile nazionale e da quello volgare dei cinepanettoni. La diatriba è nata da uno dei personaggi del film, un magistrato interpretato da Filippo Nigro, che rappresenterebbe un modo per offendere la categoria: è imbranato, buffo e insegue richieste immaginarie con un plotone di poliziotti improbabili. Inoltre, per alcuni il Pm del film potrebbe ingiustamente ricordare Raimondo Mesiano. E non è il solo personaggio che ha fatto discutere: c'è anche un finanziere cialtrone sposato con una soubrette che sembra Ricucci con la Falk. Il produttore Riccardo Tozzi ha però smorzato i toni: «Non c'è nulla di offensivo. Si vede un magistrato integerrimo che sposa una bellissima» (Carolina Crescentini). Mentre il regista replica: «Non abbiamo mai pensato a queste cose, è solo una strumentalizzazione dei media». Se è piaciuto il terzo film italiano in concorso, «L'uomo che verrà» di Giorgio Diritti, «Io, Don Giovanni» (fuori concorso) di Carlos Saura e prodotto da Andrea Occhipinti, ha avuto una tiepida accoglienza. Applausi invece per il premio Oscar Vittorio Storaro, direttore della fotografia, per il quale «il cinema è immagini, musica e parola. Bertolucci con le musiche di Verdi mi ha guidato nella relazione tra ritmo e luce. Nel Don Giovanni ci siamo ispirati a Canaletto, alla pittura austriaca, mettendo in relazione luce ed ombra, in un percorso emotivo e cromatico».

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